Certo, è difficile immaginare che in ciò che stiamo vivendo possiamo veramente incontrare il Signore. In giornate che sembrano vuote, in cui qualcuno magari è ancora più segnato dalla solitudine e coltiva come noi il desiderio di tornare fuori, all’aria aperta, a rivedere volti e colori, all’udire suoni, a sentire profumi, a sentirsi vivo.
Eppure, in tutto questo, Dio si fa presente più che mai. Forse questo è proprio il tempo in cui possiamo fare reale esperienza di Lui, in cui possiamo dare udienza a quella sete radicale di autenticità che ci portiamo dentro. Nemmeno questa samaritana, certamente, si aspettava di incontrare qualcuno al pozzo a quell’ora. Anzi, probabilmente ha scelto quell’ora con il preciso scopo di non incontrare nessuno, per stare un po’ da sola con il suo dolore. Chi di noi non fa così quando soffre? Chissà qual è la sua storia. Chissà quanto ha sofferto.
Chissà l’etichetta che si porta appresso. Eppure, nel momento meno atteso, meno sperato, si apre nuovamente per lei la speranza. Questa donna, dopo un’iniziale diffidenza, torna ad avere sete. Ma una sete diversa, di qualcosa che non passa come le illusioni del mondo, dell’acqua che zampilla per la vita eterna. Non c’è uomo o donna che non possa provare questa sete e scoprirsi, a sua volta, sorgente di quest’acqua. Ci pensate? Anche in un tempo come questo, può accadere un miracolo così. Siamo stanchi, provati, segnati già per le nostre vicende personali e ora anche a causa di questa emergenza. Eppure il Signore è qui.
Non siamo soli. “Siamo tribolati, ma non schiacciati”, scrive San Paolo ai Corinzi. È il tempo di coltivare questa sete di autenticità, di radicalità, di felicità, di Cristo. Sarà difficile, amici. È difficile anche dire qualcosa del genere a chi, in questo momento, sta soffrendo direttamente, sulla propria pelle. Ma infatti non siamo chiamati tanto a parlare, quanto ad agire. Che bello sarebbe se anche a noi, un giorno, dicessero: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Che bello sarebbe riuscire a instillare nelle persone l’amore per e di Dio. Impegniamoci in questo.
Santa Domenica!
Commento a cura di Fabrizio Francesco Campus
Il 5 Aprile 2015 ho ricevuto il Battesimo, diventando a tutti gli effetti cristiano cattolico, ma soprattutto figlio di un Dio che non ha mai smesso di cercarmi. La mia vita non è cambiata, ma è cambiato il mio sguardo su di essa. Non sono migliore, ma ora so di essere infinitamente amato e sono in cammino per imparare ad amarmi e ad amare così.
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