don Vincenzo Marinelli – Commento al Vangelo del 12 Marzo 2020 – Lc 16, 19-31

“Morì anche il ricco”

La vita è stata ingiusta tra il giovane ricco e il povero Lazzaro, ma la morte ha posto fine a questa umiliante differenza. Lazzaro ha ottenuto la consolazione eterna e il ricco la sua dannazione. È una situazione drammatica pone un interrogativo paradossale: quali dei due personaggi vorresti essere?

Ti farebbe piacere vivere una vita lussuosa, agiata e comoda o una povera? Ma di conseguenza quali delle due eternità preferiresti poi vivere? Ovviamente la vita è molto più complessa e a volte ricchezza e povertà si intrecciano e si alternano e non sempre sono così nettamente separate. Ma è proprio per discernere bene quale dei due ruoli stiamo vivendo che il tempo quaresimale è un invito all’esercizio del digiuno.

Digiunare è un invito a sapersi dominare nelle proprie passioni, ad essere temperanti nel consumare quello che più piace, non solo nell’ambito alimentare, ma in tutta la propria sfera volitiva. Solo digiunando si può scoprire: quanto si è attaccati a se stessi; ciò che è essenziale e il di più di cui si può far a meno; la gioia della condivisione.

In breve

Chi non impara a digiunare si rende vittima della possessività e dell’infelicità. Infatti chi non sa prendere le distanze da quanto ha spesso giudica tutto essenziale e crede anche di non aver abbastanza.

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