Oggi troviamo parole dure e inattese: siamo abituati a pensare un Dio misericordioso che perdona e oggi restiamo spiazzati.
Ma Gesù non vuole certo dirci che i beni materiali sono assolutamente negativi e che tutti i ricchi andranno all’inferno. Interessante è, poi, che il povero Lazzaro abbia un nome e una sua identità, mentre il ricco no.
Come se il ricco fosse stato così sommerso dai suoi beni e dal goderne da restarne completamente alienato, incapace di vedere il bisogno di un fratello che era sotto la sua porta. Il ricco ha ricevuto, sì, ma senza vedere i beni come un dono da mettere a frutto: la sua ricchezza gli ha chiuso il cuore.
Non vive veramente la sua vita e, alla fine, Dio non può che prendere atto di una vita che è già stata una non-vita. In fondo stava già vivendo un inferno.
Non è necessario essere ricchi per chiuderci in noi stessi. E le povertà sono tante, materiali e spirituali. Gesù ci vuole dunque più attenti a non guardare solo i nostri interessi, per paura, indifferenza o distrazione.
Ci chiama oggi alla conversione, a cercare nuovamente nel nostro cuore la fonte della vita, che ci spinga a donarci, essere generativi e accorgerci che ciò che abbiamo è un dono da condividere col fratello e la sorella che stanno alla porta – ci chiama, di fatto, a vivere davvero la vita,con tutti i suoi doni.
Daniele Ferron SJ