La misericordia è il ponte sull’abisso che divide il farsi giustizia dall’operare la giustizia
Venerdì della I settimana di Quaresima
Sembra una questione di lessicale, ma non lo è; infatti c’è un abisso tra il fare giustizia e il farsi giustizia. Il comandamento «non uccidere» vuole estirpare, attraverso un divieto preciso e netto che non ammette eccezioni, la presunzione di ergersi a giudice e, dunque, di porsi sopra la legge.
La vita è la legge suprema sulla quale si regge il mondo. La vita può essere solamente data, non tolta! Cosa è la vita se non l’amore misericordioso che Dio dona senza misura fino al punto di sacrificare se stesso per riconciliarsi con l’uomo? Non c’è sacrificio più gradito a Dio se non quello della pace e della riconciliazione. Al Signore non piace un atto di culto con la tristezza nel cuore di sapere che un fratello che ha qualcosa contro di me o il risentimento per una colpa subita da lui. Egli si mette in cammino sulla via degli uomini per farsi loro compagno di strada, soprattutto di chi si è perso per il suo peccato.
Nel culto si può annidare il virus della falsità quando si compiono pratiche religiose per “mettersi la coscienza a posto”. L’offerta portata all’altare è un’espressione di gratitudine a Dio per il dono della vita, riscattata dal peccato, sanata dalla malattia, fisica, psichica e spirituale. Tuttavia, il ringraziamento più giusto è condividere con il fratello la gratuità della misericordia ricevuta.
Ricevere il dono da Dio non deve farci presumere di essere “arrivati” ma deve metterci nel cuore una sana inquietudine affinché anche noi, come Dio, scegliamo di essere compagni di strada al fianco dei nostri fratelli, soprattutto dei nemici, per giungere insieme alla riconciliazione. La via da battere è quella che conduce all’altare del cuore del fratello al quale offrire benevolenza e umana comprensione e insieme elevare a Dio il sacrificio di comunione.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello.