Conversione è abbandonare i segni del potere per esercitare il potere dell’Amore
Mercoledì della I settimana di Quaresima
«Il Figlio dell’uomo sarà un segno per questa generazione malvagia». Gesù, crocifisso e risorto, è il segno che rivela il volto compassionevole del Padre. Anche il profeta Giona era stato inviato da Dio per invitare gli abitanti di Nìnive a convertirsi. Essi erano stranieri e pagani a cui non viene chiesto di cambiare religione ma di fare penitenza e abbandonare una condotta di vita malvagia per una più umana. I Niniviti, dal re fino all’ultima persona del regno, non oppongono resistenza alla parola del profeta che, per altro era pessimista sulla riuscita della sua predicazione. Giona stesso, davanti alla conversione di quegli stranieri, verso i quali non voleva neanche andare, è addirittura dispiaciuto in quanto la minaccia che aveva pronunciato non si era realizzata perché i Niniviti si erano convertiti. Il profeta, per quanto inviato da Dio, aveva un distorto concetto di giustizia e non vedendo realizzata la condanna, che per lui era già stata scritta, si sente umiliato.
Gesù è più di Giona! Egli non gode della morte del peccatore e neanche della sua probabile rovina, ma cerca con speranza i peccatori per invitarli alla conversione mostrando loro non la minaccia della punizione ma la bellezza della misericordia di Dio.
Dio non condanna nessuno! I testimoni della sapienza e della compassione di Dio, tali perché si sono lasciati attrarre dall’amore, ammoniscono coloro che presumono di essere giusti e santi, sapienti e intelligenti, ma sono ripiegati su loro stessi e sul loro egoismo che li rende malvagi.
La Parola di Dio mi provoca ad uscire da me stesso, ad alzare lo sguardo dai miei meschini interessi, ad abbandonare i miei calcoli, a non rimestare il fango del pettegolezzo e della calunnia, a non ricamare sopra il pregiudizio. Ecco, qui e ora, c’è Lui, il Signore Crocifisso e Risorto che mi parla, mi chiama, mi apre i tesori della scienza e della sapienza di Dio, chiede di rivolgere i miei occhi su di Lui e contemplare i segni della sofferenza vissuta solamente per amore. Essi educano gli occhi a non ricercare i segni del potere per possederli, ma lasciarsi trasformare dal potere dell’amore che è abbondantemente effuso dal trono della croce.
Su chi concentro la mia attenzione? Sui meriti o colpe, mie e altrui? Credo in una condanna già scritta o spero nella realizzazione del sogno che Dio ha su me e sui miei fratelli? Quanto sono disposto ad abbandonare il mio pregiudizio e ad assumere il pensiero di Dio. Quanto tempo dedico alla contemplazione del Crocifisso?
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.