fra Marin Berišić – Commento al Vangelo del 25 Febbraio 2020

“Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.” Gesù entra in casa, nel cuore di ognuno di noi e fa la stessa domanda a tutti i cuori, a tutti noi. sentirsi chiamati in causa, forse ci fa tacere, ci fa stare in silenzio.

Questo brano ci dice che tutti siamo sullo stesso piano. Cerchiamo di essere confermati, riconosciuti. Di essere più grandi, più bravi. Sicuramente una buona misura nel cercare queste cose ci vuole, ma il problema è se diventa la cosa principale, la cosa che guida la nostra esistenza. Gesù capovolge la cosa: “Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti.”

Essere ultimi vuol dire essere liberi dalla trappola dei posti, dalla ricerca di essere confermati. Solo chi ha la libertà di mettersi all’ultimo posto è veramente il primo. A lui non cambia che posto avrà, perché ciò che conta negli occhi di Dio non è il nostro successo, ma la nostra felicità. La grandezza negli occhi di Dio è la piccolezza!

Noi siamo più di qualsiasi posto, noi valiamo di più! “E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato.” Chi di noi non desidera ad essere quel bambino che prende Gesù e lo abbraccia. Infatti quel bambino è ognuno di noi. Gesù fa vedere il vero valore di noi: la nostra piccolezza, la nostra fragilità è nelle mani di Gesù, è abbracciata da Lui, è coperta con il suo amore.

Anche gli altri sono come i bambini e Gesù ci invita ad accoglierli perché così accogliamo Lui. Essere abbracciati nella piccolezza e fragilità per poter abbracciare gli altri nelle stesse condizioni. Questo brano ci dona tanta tenerezza di Gesù, ma non perdiamoci solo nel fascino, ma lasciamoci abbracciare da Lui!

Fonte


Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 9, 30-37 In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore

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