SEGUIRE CRISTO ATTIRATI SULLA CROCE DOVE CI DONA L’INNOCENZA PERDUTA CON IL PECCATO
Gesù convoca la folla insieme ai suoi discepoli e obbliga tutti a guardarci dentro e a scoprire le carte, e decidere se davvero lo vogliamo seguire. Quel “se” si impone alle nostre abitudini: chi ho deciso di seguire? Possiamo rispondere misurando in noi la”vergogna”, l’esperienza primordiale frutto del peccato originale, che ci spinge a vestirci di ipocrisia. “In principio tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.
La nudità significa il bene originario della visione divina e corrisponde a quella semplicità e pienezza di visione che chiameremo sponsale” (San Giovanni Paolo II). Per questo, come partendo dal “negativo” di una foto dalla vergogna che ci spinge a nasconderci e a tradire la Parola che ci ha creato e ci dà dignità, l’annuncio del Signore ci conduce al “positivo” che si nasconde in noi e che consiste nella vocazione sponsale della nostra vita. Solo la serietà della sua chiamata infatti, illumina l’esperienza della vergogna derivante dalla rottura della relazione con Dio che conduce alla conseguente rottura con il fratello.
Essa si manifesta con le barriere che erigiamo a difesa del nostro ego quando ci assale la paura di fronte agli eventi che ci chiamano a donarci nell’amore. Ma se non ce la facciamo più a scappare dalla realtà, se l’ipocrisia ci ha sfiancato, se la vita che vorremmo difendere ci sta sfuggendo lasciandoci nudi e frustrati nella vergogna, allora possiamo accogliere la dichiarazione d’amore del Signore e decidere di seguirlo.
Significa dire no a noi stessi, rinnegare l’opera del demonio, per lasciare che il Signore, passo dopo passo, ci spogli dell’uomo vecchio per rivestire di nuovo le vesti di Gloria che Dio, secondo il midrash, aveva donato ad Adamo e ad Eva.
Concretamente, ciò significa prendere ogni giorno la nostra croce, lasciando che le umiliazioni, i rifiuti, i progetti infranti, le incomprensioni, le delusioni, le malattie, le sofferenze ci conducano alla nudità originaria.
Perché sulla Croce Gesù ci aspetta nudo per amarci, perdonarci e unirsi a noi così come siamo, e cancellare così dal nostro cuore la vergogna con cui abbiamo rifiutato Lui nelle sue parole che illuminano la volontà d’amore del Padre; le parole incarnate nei fratelli che Dio ci mette accanto. Lui, il Nuovo Adamo che non prova vergogna nell’essere nudo per amore nostro, sulla Croce ci sposa ridonandoci la dignità perduta.
Rinnegare se stessi significa dunque essere ogni giorno crocifissi con Lui, attirati dalla sua Grazia sull’altare che ci consegna senza difese ad ogni uomo, anche ai nemici che tramano di toglierci la vita. Coraggio, nella Chiesa il Signore viene a liberarci dalla vergogna d’essere discepolo di un crocifisso, di seguire le sue folli parole d’amore, dalla paura di morire per amore. E ci chiama a seguirlo nel cammino di ritorno al Paradiso dell’innocenza e della libertà di amare, portando con Lui il suo “obbrobrio”, l’albero della nostra salvezza dove potremo consegnarci a tutti per amore suo e del Vangelo, che è la salvezza di ogni uomo.
Commento a cura di don Antonello Iapicca
Qui l’intervista Rai a don Antonello
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