Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 21 Febbraio 2020

Il paradosso della Croce è che rovescia le idee mondane di sconfitta e di vittoria, di coerenza e di incoerenza, di morte e di vita. Pietro è costretto a entrare proprio attraverso quella Croce, perdendo le sue idee di “Cristo”, per conoscere cosa significhi esserlo veramente. Rinnegare sé stessi è questo: muoia l’egoismo del singolo, perché possa concimare la personalità che fiorisce nelle sue relazioni.

Muoia la ristretta prospettiva individuale, perché possa risorgere lo splendore del Noi sostenuto da Dio.

Di qui il paradosso che la vita secondo la mondanità (quella dei “furbetti” che pensano di farla sempre franca) in realtà è morte, perché distrugge gli altri e calpesta le relazioni; mentre la morte affidata all’abbraccio di Dio e dei fratelli è vera vita, perché la testimonianza autentica concreta porta abbondante frutto.

Nulla è più prezioso che donare davvero la vita per gli altri. E così la nostra vita non è più nostra; non lo è mai stata, in realtà, perché è sempre nelle mani di Dio. E così, riconoscendo a Lui la paternità di ogni nostro respiro, viene meno ogni ansia da prestazione: non è la nostra ambizione e non sono le aspettative sociali a guidarci, ma tutto è guidato dal suo amore. Solo così scopriamo come ci chiama Dio: la nostra intima identità amata.

Indifferenti alle fasi alterne dell’esistenza terrena, ai successi o agli insuccessi, alla salute o alla malattia, direbbe Dietrich Bonhoeffer: «Allora ci si getta completamente nelle braccia di Dio, allora non si prendono più sul serio le proprie sofferenze, ma le sofferenze di Dio nel mondo, allora si veglia con Cristo nel Getsemani e, io credo, questa è fede, questa è metánoia, e così si diventa uomini, si diventa cristiani».

Commento a cura di:

Piotr ZygulskiPiotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.


Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 8, 34 – 9, 1   In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».   Parola del Signore 

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