don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del Giorno – 19 Febbraio 2020

“Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo”. Ciò che salva la fede da una deriva ideologica è accorgersi di tutte le volte che nel Vangelo c’è l’invito all’esperienza, al tocco, più che alla spiegazione. Credere è toccare e lasciarsi toccare da Gesù, non è semplicemente capire i suoi discorsi. Nel cristianesimo l’esperienza precede la teologia.

E questo è il caso nel cieco del Vangelo di oggi che si ritrova non solo guarito ma soprattutto si ritrova coinvolto in una dinamica di guarigione che forse è più importante della guarigione stessa. Infatti la prima cosa che fa Gesù è quella di costruire con lui una prossimità e un cammino: “Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio”.

Essere presi per mano è ciò che tante volte a noi manca. Ma la vita spirituale è lasciare che Gesù possa prenderci per mano e condurci. Quando ci diciamo che la preghiera può cambiare la nostra vita ci riferiamo soprattutto a questo tipo di esperienza. Ma c’è un altro dettaglio che non va trascurato che è quello della gradualità: <<dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: “Vedi qualcosa?”. Quegli, alzando gli occhi, disse: “Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano”. Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa>>.

Sembra che la guarigione di quest’uomo sia accaduta un po’ alla volta, non da un istante all’altro. È quello che capita molto spesso a ciascuno di noi quando ci avviciniamo alla Grazia di Cristo. Ciò che ci cambia è qualcosa che accade con il tempo. Se dimenticassimo questo principio di gradualità rischieremmo di cadere in una forma di fede molto emotiva che finito l’effetto dell’entusiasmo iniziale ci lascerebbe peggio di prima.

Ad esempio non è semplicemente una confessione che ci risolve il dolore e le ferite che abbiamo dentro, ma una frequenza costante e matura a questo sacramento. Non è un episodio di Grazia, ma una relazione di Grazia ciò che fa la differenza,

Commento di don Luigi Maria Epicoco al Vangelo di Mc 8, 22-26


l cieco fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 8, 22-26   In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».   Parola del Signore

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