Oggi meditando su questo vangelo mi sono soffermato in modo particolare sulla seconda frase: “Chi vuol salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà”.
Ho pensato che un modo per comprendere pienamente questa frase è attribuire al verbo “salvare” (che è ripetuto due volte) un significato diverso.
Cercando nel vocabolario Treccani il verbo mi sono accorto, infatti, che salvare ha un secondo significato che mi è stato utile per comprendere forse quello che voleva dire Gesù.
Salvare significa, infatti, “mettere in salvo”, ma anche, come secondo significato, “conservare intatta una cosa”.
Se usiamo questo secondo significato per il primo “salvare”, allora la frase potrebbe essere così intesa: perderai la tua vita se non la userai, se la conservi intatta, se invece la perdi, la usi per me, allora sarai salvo!
Insomma… la vita è fatta per essere usata… spesa… donata. E’ questo che Gesù ci è venuto ad insegnare: vivere è amare e amare è uscire fuori da sé (rinnegare se stesso) per raggiungere l’altro nel nome del Signore.
Ciò significa che a motivo della mia fede… io cercherò di amare l’altro… di accoglierlo… di perdonarlo… e so che questo sarà faticoso. E’ questa la croce da portare ogni giorno: la fatica di vivere secondo il vangelo. E come ogni croce… oltre ad essere faticosa è anche liberante e salvifica!
La grande tentazione… rimane… guadagnare il mondo intero perdendo se stessi: ottenere il consenso del mondo snaturando il messaggio del vangelo. Insomma, essere compiacenti scendendo a compromessi con la verità del vangelo!
Signore… dammi sempre il coraggio di portare con orgoglio la croce della fatica del vangelo… dammi sempre di spendere la mia vita per amore… dammi sempre di vincere la tentazione della comodità del compromesso…
Signore… dammi di fare tutto questo per te… per vivere con te… ora e per sempre!
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.