Facciamo fruttificare i doni di Dio
Questa domenica celebriamo la festa della presentazione del Signore, ossia la sua consacrazione come primogenito. In virtù di questa ricorrenza si celebra anche la festa della vita consacrata, in cui si ricordano la bellezza e la pienezza della chiamata al dono totale della propria esistenza donata al Signore, affinché possa compiere la sua opera nelle opere del consacrato.
Le primizie appartengono a Dio e l’offerta di due colombi o due tortore – come si legge nel testo – indicava simbolicamente il riscatto del primogenito che in quanto tale, in quanto primizia, era sacro al Signore, quindi di sua proprietà. È bello cogliere il grande amore intriso in quei riti, nel rapporto di fiducia e oblazione reciproca tra Dio e i suoi figli.
È interessante ricordare che il dissidio nato tra Caino e Abele è proprio per una questione di primizie offerte da quest’ultimo – «primogeniti del suo gregge e il loro grasso» (Gen 4,4) – a differenza del fratello, che dona semplicemente «frutti del suolo» (Gen 4,3). Significa che esiste una profonda differenza tra le primizie e il resto; banalmente, lo si può osservare anche al supermercato, quando appaiono sugli scaffali le primizie di stagione dal costo spesso esorbitante.
Considerare il primogenito sacro al Signore significa che le cose più preziose si danno a chi si ama di più ed entrano a far parte dei rapporti più belli: a Dio, nostro Padre, creatore provvidente, non possiamo che offrire tutto ciò che ci è più caro; così come allo sposo o alla sposa viene donata la parte intima e profonda del proprio essere.
In questo passo evangelico troviamo il celeberrimo Cantico di Simeone, fatto proprio dalla Chiesa nella preghiera di compieta della liturgia delle ore: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele» (Lc 2,29-32).
È un’invocazione piena di felicità, di gioia, di luminosità; ma poco dopo, improvvisament l’atmosfera e lo stato d’animo cambiano nel momento in cui Simeone, dopo aver benedetto Maria e Giuseppe, profetizza alla madre di Gesù: «A te una spada trafiggerà l’anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» (Lc 2,35). Come nella prima lettura di Malachia, che da un’atmosfera di gioia e speranza si passa a un clima cupo constatando che l’angelo dell’alleanza, tanto sospirato, in realtà porta durezza per la purificazione da operare, anche qui avviene la stessa cosa.
Cosa significa? Che le cose di Dio sono belle proprio perché hanno questo aspetto: bellezza e grandezza dei suoi doni impongono un discrimine nella nostra esistenza; accogliere i doni di Dio obbliga al discernimento, a separare il buono dal cattivo, e la spada – che nella Scrittura simboleggia la Parola di Dio – sarà il mezzo attraverso il quale attuare la separazione necessaria per far fruttificare i doni di Dio.
A Maria una spada trafiggerà l’anima e sarà parte della trafittura del cuore di Gesù, così come quando Pietro, negli Atti degli apostoli, annunzierà che il Signore Gesù Cristo è risorto e gli uomini si sentiranno trafiggere il cuore, perché percepiranno il loro errore. La trafittura del nostro cuore sarà il dono della consacrazione a Dio ed Egli ci libererà finalmente dai pesi inutili, che ci impediscono di puntare al bersaglio della vita divina, nella verità che rende liberi dal carico della colpa.
Letture della Domenica
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE – festa
Colore liturgico: BIANCO
Prima Lettura
Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate.Dal libro del profeta Malachìa
Ml 3,1-4
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 23 (24)
R. Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. R.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R.
Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R.
Seconda Lettura
Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli.Dalla lettera agli Ebrei
Eb 2, 14-18
Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Parola di Dio
Vangelo
I miei occhi hanno visto la tua salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2, 22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore- come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.
Parola del Signore
Oppure:
(Forma breve)
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-32
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Parola del Signore.