Prendiamo Gesù sulla barca, così com’è. Non facciamo come molti, che di lui prendono solo ciò che li aggrada, che si ritagliano un Dio su misura, che cestinano, del Vangelo, le pagine che li mettono in crisi, prendiamolo così com’è: scomodo, inquietante, destabilizzante, perché abbiamo bisogno di averlo sulla barca della nostra vita per attraversare il lago, per andare all’altra riva, per affrontare un percorso che, di fatto, non conosciamo mai bene.
E, prendendo il Signore così com’è sulla barca, forse anche a noi, durante una delle inevitabili tempeste, terribili, paurose, che sfidano il nostro guscio di noce, faremo esperienza della sua presenza, della sua potenza. Al Signore importa, e tanto, la nostra salvezza, gli sta a cuore il nostro bene.
No, Dio non impedisce che la nostra barca sia coinvolta nella tempesta, non ci vuole bene evitandoci i problemi, ma ci aiuta ad affrontarli. Non si mette al timone al posto nostro, ci aiuta ad avere fiducia in lui e in noi stessi, e a capire che davvero gli stiamo a cuore.
Con questa certezza, forse anche noi vedremo la tempesta svanire, e restare lui solo, il Signore, in piedi in mezzo alla nostra barca, sorridente.