Medita
Immaginare il regno di Dio come qualcosa di altisonante, magari un regno alla maniera degli uomini dove però al centro c’è l’amore divino che trionfa, non è forse la maniera migliore per provare a intuire questo mistero. Gesù è il figlio di Dio che si è fatto carne, perciò ama la materia, la semplicità e la concretezza. E per questo descrive in modo estremamente semplice il concetto, paragonando il regno a “un uomo che getta il seme nel terreno” e a un granello di senape, il più piccolo di tutti i semi, che porta frutto “quando viene seminato”. C’è dunque un seme, un uomo, l’azione del seminare. E c’è la crescita, l’evoluzione spontanea e misteriosa del seme a prescindere da tutto il resto. Quel seme, il più piccolo di tutti, è destinato a diventare la pianta più grande di tutte. Occorre però che l’uomo lo semini. Sembra incredibile ma è così: Dio, per costruire nel mondo il suo regno, ha bisogno di noi. È disposto a realizzare il suo “dominio” d’amore ma nel rispetto della libertà umana, offrendo questa possibilità a ciascun uomo perché la compia qui e ora, non nell’Aldilà. Esattamente il contrario dei regni umani, presenti, passati e futuri, che s’impongono con la forza e la sopraffazione. Mentre i regni umani sono come idoli spietati che chiedono sangue, sacrificio e costante controllo sulle leve del potere a coloro che li edificano, i quali non li perdono d’occhio un momento per vederli crescere a dismisura, il regno di Dio germoglia e cresce che l’uomo “dorma o vegli, di notte o di giorno”. L’uomo, infatti, deve gettare questo seme ma poi occorre che si affidi al Signore, senza bramosia e cupidigia. Il regno di Dio non è un possesso, ma un dono.
Rifletti
Cosa è per me il regno di Dio? Qualcosa di astratto che in fondo non mi tocca da vicino? Sono consapevole che Dio mi cerca, attraverso Gesù, per invitarmi a costruire questo regno nelle relazioni umane, sociali, politiche ed economiche di tutti i giorni?
Prega
Il grande affare degli esseri umani è sforzarsi di partecipare al regno di Dio.
Abbiamo la vita intera per cogliere l’opportunità
di partecipare, di entrarvi.
Però Dio è in diritto di precluderci
per sempre l’ingresso.
Per essere più chiari: siamo noi stessi
a chiuderci le porte!
Nel Regno possiamo entrare tutti, in Gesù Cristo,
grazie al povero, al piccolo, all’escluso,
al più vulnerabile.
(Padre Alejandro Solalinde)
Fonte: Ascolta e Medita – Gennaio 2020 curato da Domenico Coviello, Angela Castino – Arcidiocesi di Pisa – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.