Non è difficile immaginare che l’uditorio del vangelo di oggi è fatto da gente che ha confidenza con il lavoro della terra. Lo si comprende dalle immagini che Gesù usa per spiegare il regno di Dio: regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». L’osservazione che fa Gesù dovrebbe togliere di mezzo in maniera definitiva quella cattiva preoccupazione che ci fa pensare all’esperienza della fede come una sorta di tecnica. Come funziona la Grazia di Dio?
Non con la meccanicistica della nostra volontà che controlla tutto, ma secondo un criterio che supera anche la nostra consapevolezza. È Grazia proprio perché è gratuita, imprevedibile, più grande del nostro controllo. Ad esempio una confessione non è valida se tu hai fatto l’analisi psicologica più profonda di tutti i tuoi peccati. È valida anche se il confessore davanti a te non pronuncia altro se non le parole dell’assoluzione.
Una Messa non è valida per le parole belle che pronuncia il prete durante l’omelia ma nonostante le sue parole, o la mancanza di tutta quella cura e solennità che quel sacramento merita. La Grazia non agisce in base a cose che facciamo noi ma nonostante noi. Questo ci libera da una sorta di ansia da prestazione che ci fa vivere spesso affannati anche sulle cose di fede.
Credo che questo sia il motivo per cui papa Francesco non ha avuto nessuna vergogna a dire che ogni giorno si prende almeno un’ora di adorazione davanti al tabernacolo e che ogni tanto si addormenta.
Il suo non è un invito a dormire durante la preghiera ma a credere che quello che accade in quel momento è più grande anche della nostra stanchezza e per questo vale la pena pregare sempre senza pensare troppo alle nostre perfomance.
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.