Di fronte a questo passo c’è il rischio di una lettura superficiale che ci porta a pensare che il precetto del sabato, al pari di tanti altri, era soltanto una prescrizione legalistica e che Gesù violava queste norme proprio per dimostrare che erano vuote. Ma, in questo modo, ci vietiamo di comprendere il senso delle parole di Gesù. Gesù non è un anticonformista, non ignora le Scritture e non si esonera dal metterle in pratica; intende piuttosto ricondurre il precetto relativo all’astensione da ogni lavoro nel giorno del sabato al suo significato originario.
Qual è dunque il senso di questo precetto? Il libro della Genesi racconta che Dio, dopo aver portato a compimento il lavoro che aveva fatto, “cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro, benedisse il settimo giorno e lo consacrò” (Gen 2,2-3). Dio si riposa e chiede di riposare in giorno di sabato anche alle creature da lui volute e create a coronamento della creazione. I testi della Torà che trattano del precetto del sabato sono fondamentalmente due. Esodo 20,8 prescrive: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo”. Ci sono sei giorni dedicati al lavoro, ma ce n’è un settimo, in cui nessun essere umano, libero o schiavo, deve lavorare. Il sabato è un giorno “in onore del Signore”, in cui si fa memoria della sua opera con la quale ha voluto il mondo e l’ha affidato all’essere umano perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Deuteronomio offre un’altra motivazione che completa quella dell’Esodo: “Ricordati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto e che il Signore ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno di sabato” (Dt 5,15). Il sabato è dunque memoria dell’opera di creazione di Dio ma anche memoria della liberazione dalla schiavitù in Egitto, nell’attesa della liberazione messianica alla fine dei tempi. Il riposo del sabato è un atto di fede in Dio che ci ha dato la vita e che ci vuole liberi da ogni schiavitù, che desidera per noi una vita piena. Per questo tante volte Gesù guarisce in giorno di sabato, ristabilendo nella condizione di vita piena chi in qualsiasi forma ne è mancante. In questo senso Gesù non trasgredisce il sabato, ma lo vive nel suo senso ultimo e veritiero.
“Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato” (Mc 2,17-28). Il settimo giorno per noi cristiani è divenuto la domenica, in cui facciamo memoria della resurrezione del Signore, della sua vittoria sulla morte per entrare nella vita piena presso il Padre, e attendiamo la vita piena per ogni essere umano e per la creazione intera. Il riposo del sabato, della domenica, sono strumenti, sono mezzi per aiutarci a vivere nella fede e nella speranza; mai devono essere stravolti e diventare un fine, un precetto legalistico. Gesù è la vita (cf. Gv 14,6), è venuto a donarci la vita in abbondanza (cf. Gv 10,10). Il riposo dal lavoro, l’ascolto della Parola e il pane spezzato nell’eucaristia domenicale sono a servizio della vita, della nostra vita e della vita di tutti quanti il Signore ci fa incontrare. “Nessuno vi condanni in fatto di cibo o di bevanda, o per feste, noviluni e sabati: queste cose sono ombra di quelle future, ma la realtà è di Cristo” (Col 2,16-17). E allora, potremmo dire, nel Figlio dell’uomo anche noi diventiamo signori del sabato.
sorella Lisa
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