Tutte le pratiche religiose, compreso anche il digiuno, sono imparagonabili con una vita che si apre a Dio. Il digiuno non deve essere visto come una finalità assoluta, non bisogna farlo mai pensando che dopo siamo a posto, stessa cosa vale per tutte le pratiche religiose.
Infatti, la gente del vangelo vede i farisei e i discepoli di Giovanni che fanno digiuno, ma non capiscono che domandando Gesù questa cosa, domandano Dio: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?» La religione diventa tragica quando è fine a se stessa, ti chiude gli occhi, le orecchie e non sei più capace ad accogliere la novità che Dio porta.
Molto spesso accade a noi così, pensiamo che un digiuno, qualche preghiera con una candelina accesa ci rende giusti e buoni, meritevoli di paradiso, forse pensiamo che buttando qualche soldino davanti a un santo, non avremo più problemi. Gesù non abolisce digiuno, però gli dona un significato nuovo, perché vino nuovo non può essere versato in otri vecchi: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.
Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.» Digiuno di farisei e dei discepoli di Giovanni non ha senso perché Dio è qui, basta accoglierlo. Il digiuno vero è quello che ti porta a recuperare il rapporto con Dio, che spesso ci viene rubato da molte preoccupazioni, da varie dipendenze personali e molti altri fattori.
Questo è nuovo stile di digiuno, digiuno da tutto quello che ci allontana da Dio e non ci permette di stare con lui. Questo è la novità di Gesù Cristo che deve essere versata in un otre nuovo, in un cuore nuovo che digiuna in una maniera nuova.
Commento a cura di fra Mario Berišić OFMCap
Lo sposo è con loro.