Nel libro della Genesi si tratta della seconda opera di Dio dopo la luce. In particolare si vuole sottolineare la signoria di Dio che irrompe e vince l’abisso e il nulla.
C’è un elemento naturale dominante nella scena del Battesimo di Gesù: è l’acqua del fiume Giordano che sprizza da una sorgente sul Monte Hermon, al confine con il Libano, attraversa idealmente il Lago di Tiberiade e si avvia a percorrere la Terrasanta per chiudere la sua corsa nel Mar Morto. Sembra quasi che le acque del fiume non si rassegnino a morire in quel bacino di acque salate e in evaporazione: per coprire i 104 km che in linea d’aria intercorrono tra i due laghi, di Tiberiade e del Mar Morto, il Giordano impiega oltre 330 km. C’è un suggestivo aforisma rabbinico che compara questi due laghi all’amore e all’egoismo: il primo riceve le acque dal Giordano e poi le ridona alla regione; il secondo, invece, le riceve e se le tiene, ed è per questo che è detto “Morto”, proprio come colui che non vuole amare e donare.
L’acqua è, comunque, il segno fondamentale del Battesimo cristiano, nel suo duplice valore di puricazione e di rigenerazione vitale. Ma è anche la sostanza principale che costituisce il nostro corpo (oltre il 65%) e che ricopre il nostro pianeta per il 73% con un volume calcolato in 2 miliardi di chilometri cubi. Nella pagina della creazione che apre la Bibbia le acque sono presentate come la seconda opera creata da Dio dopo la luce, naturalmente secondo una concezione che riflette la scienza del tempo e che distingue le nubi con piogge, conservate in una specie di serbatoio nell’alto dei cieli, e le acque che sono sulla supercie terrestre.
Leggiamo allora il passo della Genesi che – come accade per la luce e la tenebra – suppone un atto di «separazione » compiuto da Dio. «Dio disse: Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto. E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona» (1,6-10).
Il tema dell’acqua è sempre più centrale ai nostri giorni, tant’è vero che si usa dire che le future guerre non saranno combattute per il possesso del petrolio e delle fonti energetiche quanto piuttosto per la conquista delle riserve idriche. Papa Francesco nella Laudato si’ definisce il diritto all’acqua come «essenziale, fondamentale e universale» e proibire l’accesso dei poveri all’acqua potabile «significa negare ad essi il diritto alla vita» (n. 30). Prima di iniziare – dalla prossima settimana – una sorta di navigazione nelle acque della Bibbia (al tema ho dedicato nel 2005 un libro, Le sorgenti di Dio, Edizioni San Paolo), sostiamo brevemente su un versetto particolare di quel capitolo 1 della Genesi.
Si legge in 1,2: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque». Siamo ancora prima della creazione della luce e delle acque, eppure ecco apparire lo «spirito » (rûah) divino, un vocabolo che, di per sé, in ebraico può indicare anche il «vento» fortissimo che imperversa sulle acque caotiche dell’abisso, simbolo del nulla che precede la creazione. Ma è più probabile che l’autore sacro voglia rappresentare lo spirito divino creatore che irrompe proprio sul nulla, rafgurato dalle acque tumultuose, dando origine al Creato. Avremo, infatti, occasione di vedere come le «grandi acque», soprattutto marine, possano essere un segno negativo che il Creatore domina, tutelando il Creato dalla distruzione (si pensi al diluvio). In questo versetto si ribadisce, perciò, la signoria di Dio che cancella il nulla e dà l’avvio al Creato.
Fonte: Famiglia Cristiana