don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del Giorno – 9 gennaio 2020

Appena li ebbe congedati, salì sul monte a pregare“.

Come può lasciarci indifferenti una simile annotazione del Vangelo? Se Gesù stesso prega, chi siamo noi per pensare di poter vivere la nostra vita senza pregare? Privarsi della preghiera è come privarsi dell’ossigeno. Chi non prega poggia tutta la vita sulle proprie gambe, sulla propria forza, sulla propria volontà.

Ed è per questo che non di rado ci sentiamo  esausti, esauriti, ansiosi, angosciati, preoccupati. Pregare è capire che il punto di appoggio più affidabile per vivere non è ciò di cui siamo capaci noi, ma è nella relazione con Dio. È facile comprendere questo se almeno una volta nella vita abbiamo fatto un’esperienza, seppur breve, di relazione affidabile. Lo vedo spesso, ad esempio, con gli universitari: chi tra di loro fa più fatica a studiare molto spesso capisce che solo se ha l’umiltà di studiare con qualche amico riesce ad essere più costante, più capace.

È la presenza dell’ amico che fa la differenza. Qualcosa di simile è la preghiera: è la relazione con Cristo che ci rende capaci di ciò di cui da soli non siamo capaci. Ecco perché subito dopo questa annotazione il Vangelo ci racconta di una tempesta e di Gesù che va incontro ai suoi discepoli proprio nella tempesta: “Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli solo a terra.

Vedendoli però tutti affaticati nel remare, poiché avevano il vento contrario, già verso l’ultima parte della notte andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli”. Gesù non è mai indifferente ai venti contrari che ostacolano la nostra vita. Egli ci viene incontro soprattutto quando abbiamo più bisogno.

Mi colpirono una volta le parole di una donna famosa dello spettacolo che si ritrovò a combattere con un cancro. In una intervista disse: “quando scoprii la mia malattia Punica cosa che mi venne in mente in quel momento furono le preghiere che avevo imparato da bambina. Voi mi direte che pregavo per paura. Forse sì, ma so solo che per me furono come un abbraccio. Mi diedero forza”.


Videro Gesù camminare sul mare.
Dal Vangelo secondo Marco Mc 6, 45-52 [Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito. Parola del Signore

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