Papa Francesco sull’Epifania

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Nel giorno dell’Epifania, Dio si manifesta a tutte le genti, rappresentate dai Magi. La sua luce raggiunge e illumina ogni nazione, lingua e popolazione. Papa Francesco, nell’omelia del 6 gennaio 2019, sottolinea il fatto che a destare particolare sorpresa è il modo in cui si è manifestato: non da Erode, Ponzio Pilato o Caifa, ma in un’umile dimora a Betlemme.

“La luce di Dio non va da chi splende di luce propria. Dio si propone, non si impone; illumina, ma non abbaglia. È sempre grande la tentazione di confondere la luce di Dio con le luci del mondo. Quante volte abbiamo inseguito i seducenti bagliori del potere e della ribalta, convinti di rendere un buon servizio al Vangelo! Ma così abbiamo girato le luci dalla parte sbagliata, perché Dio non era lì. La sua luce gentile risplende nell’amore umile.”

Come dice Isaia (60,2), occorre alzarsi per far sì che la luce risplenda in chi è disposto a riceverla, ovvero non stare fermi ma camminare quotidianamente. Per far questo, è necessario seguire, come i Magi e i pastori, la via dell’amore umile. Non sono gli scribi, non è Erode ad andare da Gesù. Solo chi lascia i propri attaccamenti mondani e si mette in cammino può trovare Dio.

“Non basta sapere dove Gesù è nato, come gli scribi, se non raggiungiamo quel dove. Non basta sapere che Gesù è nato, come Erode, se non lo incontriamo. Quando il suo dove diventa il nostro dove, il suo quando il nostro quando, la sua persona la nostra vita, allora le profezie si compiono in noi. Allora Gesù nasce dentro e diventa Dio vivo per me. Oggi, fratelli e sorelle, siamo invitati a imitare i Magi. Essi non discutono, no, camminano; non rimangono a guardare, ma entrano nella casa di Gesù; non si mettono al centro, ma si prostrano a Lui, che è il centro; non si fissano nei loro piani, ma si dispongono a prendere altre strade. Nei loro gesti c’è un contatto stretto col Signore, un’apertura radicale a Lui, un coinvolgimento totale in Lui. Con Lui utilizzano il linguaggio dell’amore, la stessa lingua che Gesù, ancora infante, già parla. Infatti i Magi vanno dal Signore non per ricevere, ma per donare. Ci chiediamo: a Natale abbiamo portato qualche dono a Gesù, per la sua festa, o ci siamo scambiati regali solo tra di noi?”

Per far risplendere la luce di Dio su di noi, non dobbiamo crederci autosufficienti, non dobbiamo interessarci a qualcosa solo a parole, non dobbiamo pensare di dare volendo qualcosa di materiale in cambio. È necessario un gesto di gratuità.

La stella

La stella cometa che mosse i Magi e l’angelo che indicò ai pastori di dirigersi verso la mangiatoia in cui fu adagiato Gesù Bambino. Sono questi i due “segni” sui quali papa Francesco ha voluto porre l’attenzione dei giovani che ieri, con loro somma sorpresa, lo hanno incontrato presso il Santuario di Greccio, laddove San Francesco nel 1223 istituì il Presepe.

Il Santo Padre si è manifestato davanti ai circa 150 giovani, partecipanti a un Meeting dell’associazione Libera, con la semplicità che gli è propria. Li ha salutati – “Buon pomeriggio”, ha detto – e ha poi spiegato il motivo della sua presenza. Mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, che era al suo fianco, “mi ha fatto capire che in questi giorni natalizi era una cosa buona venire a pregare a Greccio”. E allora sono venuto a pregare”. Ha poi scherzato, il Santo Padre, suscitando le risate ancora un po’ impacciate per l’emozione dei giovani: “Ma non mi spiego con quale bugia vi ha attirato qui!”.

Il Papa ha quindi iniziato la sua riflessione a braccio, inerente il Presepe. “Nella vita, ci sono tanti segni, tanti segnali – ha detto, come riporta il portale Frontiera -. E nel Vangelo, quando si parla della nascita di Gesù, ce ne sono due che mi fanno riflettere. E vorrei che anche voi riflettiate su questo”.

La prima immagine offerta a quanti lo stavano ascoltando è quella della stella. “Il cielo è pieno di stelle – ha spiegato – ma ce n’è una speciale, una stella che li muoveva a lasciare tante cose e a incominciare un cammino che non sapevano dove li avrebbe portati”, aggiunge riferendosi ai Magi. Il Santo Padre paragona quella stella ai segni che costellano la nostra vita e “che ci chiamano a fare qualcosa di più, qualcosa di buono, a intraprendere un cammino, a prendere una decisione”. Pertanto – il suo invito – “dobbiamo chiedere la grazia di scoprire ‘la stella’ che Dio oggi vuol farmi vedere, perché quella stella mi condurrà a Gesù”.

La strada verso Gesù l’ha percorsa anche il pastore che ha incontrato l’angelo, il quale gli ha indicato il bambino nato sulla mangiatoia. Un’immagine, quest’ultima, che ci dimostra come “Dio si è abbassato, si è annientato per essere uno come noi, per camminare davanti a noi”. È l’immagine della “piccolezza, l’umiltà: Dio che va contro l’orgoglio, la sufficienza, la superbia”. Francesco indica in “questa mitezza di un bambino” l’altro segnale da cogliere, per poi domandarsi: “La mia vita, è una vita mite, umile, che non ha la ‘spuzza’ sotto al naso, che non è orgogliosa?”.

L’esempio a cui rivolgere lo sguardo è dunque quello dei Magi, i quali – commenta il Papa – “sono stati furbi” in quanto “si sono lasciati guidare dalla stella”. Il Pontefice ha spiegato che “tutto lo splendore del palazzo di Erode non li ha tratti in inganno”. L’auspicio del Papa nei confronti dei giovani presenti a Greccio è stato allora il seguente: “Che la vostra vita venga accompagnata sempre con questi due segnali, che sono un dono di Dio: che non vi manchi la stella e non vi manchi l’umiltà di riscoprire Gesù nei piccoli, nei poveri, negli umili, in quelli che sono scartati dalla società e anche dalla propria vita”. Prima di congedarsi, con la stessa semplicità con cui si è presentato, il Papa ha detto: “Volevo dirvi questo”.

La visita del Vescovo di Roma ha colto di sorpresa anche i francescani che vivono nel Santuario. “All’arrivo del Pontefice – ha rivelato a Tv2000 padre Alfredo Silvestri, Guardiano del Santuario di Greccio – non eravamo preparati. In quel momento non avevo neanche il saio e sono andato velocemente nel refettorio ad indossarlo. Poi ho aperto il cancello al Papa. La scena più bella è il bacio di Francesco all’altare dove ogni mattina noi celebriamo l’Eucarestia. È stato un gesto commovente”.

Mons. Pompili, vescovo di Rieti, ha aggiunto qualche particolare della visita del Pontefice a Greccio. Sempre ai microfoni di Tv2000 ha raccontato: Il Papa “è rimasto incuriosito da questo luogo così periferico e ha vissuto molto intensamente il momento dell’incontro fisico con questo spazio antico, intrattenendosi per alcuni istanti in silenzio davanti all’affresco medievale che ritrae San Francesco con accanto l’affresco della Madonna che allatta al seno il Bambino Gesù. Il Papa è rimasto per molto tempo in silenzio con lo sguardo fisso verso questo affresco”.

A proposito dell’incontro coi giovani, che ha preceduto il momento di preghiera davanti alla Grotta del Presepe, mons. Pompili ha spiegato che si è trattato di “un momento molto bello intenso” e che “tutto è avvenuto in una dimensione molto familiare”. Un momento che quei giovani, così come la locale comunità francescana, difficilmente potranno dimenticare.

(Papa Francesco)