“erano circa le quattro del pomeriggio”
così Giovanni conclude la narrazione dell’episodio della chiamata dei primi discepoli da parte di Gesù. Quell’incontro fu per loro qualcosa di memorabile che cambierà per sempre la loro vita e pertanto resta impressa non solo la data, ma persino l’orario. Di tutta la narrazione, mi provoca, più di tutte, la domanda pronunciata dai due discepoli di Giovanni. Appena si incontrano con Gesù gli chiedono: “Maestro, dove abiti?”
Non si creano tanti problemi, non cercano chissà quali spiegazioni. Semplicemente vogliono sapere dove Gesù abita. Quello di cui sentono la necessità è di essere informati sul luogo dove (nel caso in cui volessero incontrarlo nuovamente) lo possono trovare. Gesù non si perde in chiacchiere. Semplicemente li invita a seguirlo per vedere di persona. Essi lo seguono, decidono quindi di “buttarsi” e non se ne pentiranno perché l’evangelista specifica “Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui”.
Rimangono colpiti, convinti e decidono di restare con Gesù. Il Maestro li invita, li chiama ma quello che fa nascere tutto è la “curiosità” dei due discepoli di sapere dove poterlo trovare. Quindi l’invito di Gesù trova già una minima apertura. Fa leva su cuori predisposti all’ascolto.
Quante volte Gesù sarà passato davanti ai nostri occhi, quante volte il “Giovanni Battista” del momento ce lo avrà indicato, quante volte lui stesso ci avrà chiesto “Che cercate?”. E quante volte non abbiamo avuto il coraggio, la prontezza, la capacità o la volontà di farci avanti chiedendo “Maestro, dove abiti?”
Pensiamoci un attimo, analizziamo la nostra responsabilità pur senza colpevolizzarci, perché per i primi due discepoli Gesù è passato alle quattro del pomeriggio, per noi forse, ha deciso di passare in un altro orario. L’importante è essere lì!
A cura di Luca Lanari.
Abbiamo trovato il Messia.