La domanda, “Tu chi sei”, posta dai farisei a Giovanni Battista, ci fa vedere cos’è Giovanni, però in stesso momento ci dice cosa dobbiamo essere anche noi. Questa domanda non ci chiede soltanto, dei dati personali, come nome, cognome, data di nascita, paese ecct. Questa domanda è più profonda e a volte ci crea la confusione?
Giovanni sa chi è, sa benissimo che non è lui il Cristo, non è nemmeno Elia e neanche uno dei profeti. Lui è la voce che grida nel deserto, la voce che risveglia l’altro e lo rimanda a colui che è più forte. Giovanni è reale, ha un immagine di se molto chiara, non usa falsa umiltà e non si umilia dicendo:”non sono niente” e nemmeno si esalta dicendo:”Sono io il Cristo”. Il nostro problema è spesso un’immagine sbagliata di noi stessi e di altri, anche di Dio.
O siamo capaci di umiliarci senza riconoscere il bene che Dio opera in noi, oppure ci esaltiamo così tanto che ci sembra di essere più che Dio. Noi, come Giovanni dovremmo gridare con la nostra vita nel deserto del mondo, che Cristo c’è, ed è qui. Non siamo noi Cristo, non siamo capaci nemmeno salvare nostra vita, figuriamoci quella degli altri.
Però dobbiamo diventare consapevoli che nostra vita è una voce, è uno strumento, è una indicazione che porta a Cristo, noi siamo un rimando a Cristo. Essere umili significa essere pienamente contenti di quello che siamo, non cercando di svalutare, né di ingrandire nostra esistenza.
Chi vive con questa umile consapevolezza di se, non permetterà agli altri di padroneggiare con la sua vita, tantomeno sarà lui il padrone della vita d’altrui. Cristo è solo uno, noi al massimo siamo quelli che portano gli altri, con la propria vita, a Lui.
Commento a cura di fra Mario Berišić OFMCap
Dopo di me verrà uno che è prima di me.