Piotr Zygulski – Commento al Vangelo del 2 Gennaio 2020

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Allora quel Giovanni che battezza è o non è quell’Elia che deve ritornare prima del giorno della venuta del Signore? Il vangelo nella prospettiva di Marco aveva fatto di tutto per confermarlo, suggerendo anche analogie sul vestiario e le abitudini… mentre quello della scuola giovannea nega decisamente.

Qui nega ogni etichetta. Giovanni il Battezzatore è lui e solo lui stesso, non il Cristo, non Elia, non il profeta promesso uguale a Mosè. Se siamo sempre pronti a classificare le persone, ecco che Giovanni ci sfida: non si fa incasellare dai nostri schemi, bensì ce li smonta per prepararci alla novità della sua persona e di chi arriva dopo.

Quanti danni dalle categorizzazioni facili, comprese quelle in cui siamo noi a imbrigliarci, senza darci la possibilità di essere diversi, perché ormai il nostro personaggio è già tutto costruito. E quanti danni dai pesi delle aspettative di un futuro già tutto previsto o di un passato che ci condanna a riviverlo uguale! La via “negativa” che Giovanni sceglie però non è un “negare” la realtà, bensì è un’affermarla, omaggiarla, testimoniarla.

Di per sé avrebbe avuto un ampio sostegno sufficiente per proclamarsi Messia, ma non l’ha fatto. Non ha usurpato il posto che riconosciamo per Gesù. Allora perché fa quel che fa? A che titolo? Me la domando anche io: a che titolo sono qui a commentare il vangelo? Non sono un vescovo, non sono un prete, non sono neppure un frate predicatore.

Ma non lo era neppure il Battista. Forse perché l’unica ragione della voce è la Parola. Perché possa essere il grido della carne in cui vive la pienezza di Dio. Perché possa riconoscerlo in mezzo a noi, e di conseguenza lasciare che sia la sua logica di novità, di svuotamento e di unità a riformare lo sguardo.

Commento a cura di:

Piotr ZygulskiPiotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).

Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.


Dopo di me verrà uno che è prima di me.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1, 19-28 Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Parola del Signore