Il commento alle letture di domenica 29 dicembre 2019 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.
IL RUOLO DI GIUSEPPE
“Matteo, fedele al suo programma narrativo, già chiarito con la genealogia, che aveva lo scopo di dimostrare che Gesù appartiene al popolo della promessa di Abramo e alla stirpe promessa di Davide, ci presenta il ruolo fondamentale ricoperto da Giuseppe: egli funge da vero custode della Santa Famiglia, ponendo la propria esperienza e disponibilità al servizio del piano divino, che gli fu rivelato di volta in volta attraverso il sogno (Mt 2,13.19.22).
Giuseppe, sull’esempio del grande patriarca Abramo, custodisce il figlio della promessa, il figlio amatissimo, anche se non suo. E’ un’esperienza che lo rende a tutti gli effetti modello per la paternità umana, fatta di lavoro e di semplicità, di affetto e di dedizione, di rispetto e di silenzio, di fede e d’abbandono al Signore” (Ravasi).
Giuseppe è il giusto obbediente, che “fece come aveva ordinato l’Angelo del Signore” (Mt 1,24), rinunciando anche alla paternità naturale, la più grande aspirazione per un ebreo e per di più discendente davidico, per la diversa vocazione di silenzioso custode del mistero dell’Incarnazione.
Giuseppe è il giusto che obbedisce anche alle leggi degli uomini: obbedendo al decreto di Cesare Augusto sul censimento di tutto l’impero, si sobbarca il lungo viaggio tra Nazaret, dove risiedeva, e Betlemme, la città davidica, con la moglie ormai prossima al parto: pensiamo ai timori, alle fatiche…
Giunti a Betlemme, “non c’era posto per loro nell’albergo”, e il parto avviene tra mille difficoltà, con il bimbo che viene “deposto in una mangiatoia” (Lc 2,1-7). Immaginiamoci i pensieri di Giuseppe: “Ma come ? Il “Salvatore, Cristo Signore” (Lc 2,11; cfr Mt 1,21) nasce in una tale povertà? Ma non doveva essere il Messia glorioso, che avrebbe restaurato la potenza di Israele e realizzato il Regno di Dio?”.
Subito alla prova della povertà si associa quella della persecuzione: per intuizione divina (“in sogno”: Mt 2,13), Giuseppe comprende che Gesù è in pericolo, perchè Erode attenta alla sua vita, e che deve fuggire: di nuovo fa obbedienza, e “nella notte” (Mt 2, 14) del dubbio e della paura fugge in Egitto con Maria e il bambino. Giuseppe, senza discutere, senza presentare un proprio progetto alternativo, fa un Esodo al contrario, dalla Terra Promessa alla terra della schiavitù e dell’oppressione: ce lo immaginiamo nelle difficoltà dell’emigrante, nella miseria, nella ricerca di un lavoro presso padrone, di una casa per Maria e Gesù…
Dopo la morte di Erode, nuovamente capisce da Dio che potrà tornare in Israele; un’ulteriore rivelazione, un altro sogno, lo avverte di recarsi in Galilea: e Giuseppe va con la famiglia “ad abitare in una città chiamata Nazaret, perchè si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: “Sarà chiamato Nazareno”” (Mt 2,23). Sembra che Giuseppe, che ha avuto dall’angelo il mandato di dare al Figlio di Maria il nome di Gesù (Mt 1,21), si adoperi personalmente perchè per il Salvatore si adempiano anche gli altri appellativi previsti dalle Scritture: ha ormai capito che il Messia sarà povero e umile, e accetta pienamente il mistero del suo nascondimento in quell’infima località di cui il saggio Natanaele esclamerà: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46).
Giuseppe è anche il giusto religioso, che adempie ai precetti della Legge mosaica: quando Gesù ha otto giorni lo porta a circoncidere, inserendolo così nel popolo di Abramo (Lc 2,21); ai quaranta giorni lo presenta al tempio di Gerusalemme (Lc 2,22-39), offrendo in suo ricatto il sacrificio dei poveri (Lv 5,7; 12,8): è lì viene benedetto con Maria dal vecchio Simeone (Lc 2,33), e sente l’annuncio del destino di sofferenza a cui il Figlio è chiamato; e “tutti gli anni” (Lc 2,41) si reca a Gerusalemme con la famiglia per la festa di Pasqua.
Giuseppe è il giusto che accetta il mistero del Figlio, anche se non lo comprende: “Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui” (Lc 2,33); “al vederlo restarono stupiti… Ma essi non compresero le sue parole” (Lc 2,48-50).
GIUSEPPE PATRONO DEI GENITORI
Giuseppe, come padre adottivo, è padre vero a tutti gli effetti giuridici (Mt 1,16; Lc 2,4) religiosi e sociali (Mt 1,21; Lc 2,21-24.41): ed è da tutti considerato il vero padre di Gesù (Mt 13,55). La sua figura è modello di tutti i genitori adottivi, accompagnando Gesù nella sua crescita “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52) nei lunghi e decisivi anni di Nazaret. Gesù lo avrà chiamato “Abbà”, come tutti i bambini ebrei, e dalla sua calda e intensa relazione affettiva avrà imparato a rivolgersi poi a Dio come “Padre”: “Certo il suo inconscio è stato impregnato dalla figura di Giuseppe, dalle sue parole, dai suoi sguardi e dal suo silenzio e così Giuseppe, che non ha generato Gesù secondo la carne, l’ha generato come uomo e l’ha fatto passare dalla relazione della paternità umana a quella di Dio… Se Gesù arriverà a dire: “Il Padre ama il Figlio” (Gv 5,20), “Ti ringrazio, Padre, perchè mi hai ascoltato: Io so che ti mi esaudisci sempre” (Gv 11,41-42) è anche grazie alla relazione filiale con Giuseppe” (E. Bianchi, Amici del Signore, Gribaudi, Torino, 1990, pg. 111). Questo Giuseppe che insegnò a Gesù anche un mestiere, tanto che il Figlio di Dio sarà chiamato “il carpentiere” (Mc 6,3), “il figlio del carpentiere” (Mt 13,55).
In questo contesto possiamo fare una applicazione estemporanea, ma di grande attualità. Oggi uomini e donne fanno figli in età sempre più adulta per molti motivi che esulano dalla nostra riflessione e ciò crea una maggiore difficoltà, generando come contrappeso l’ossessione del figlio a tutti i costi e con ogni mezzo. Il vangelo di oggi ci dice che non si è padri «giusti», cioè padri «veri» inseminando una donna o lasciandosi inseminare da un uomo: non si è padri e madri perché si genera un figlio della propria carne. Si è padri e madri quando si sceglie di essere «genitori adottivi» del proprio o altrui figlio che a questo punto non fanno differenza alcuna. La paternità e la maternità non nascono dalla natura, ma dalla «giustizia», cioè dalla «verità» di se stessi, quando si decide di offrire la propria vita, il proprio tempo, la propria esperienza a qualcuno che si elegge come figlio e lo si onora come tale. La paternità e la maternità adottive danno la vocazione di padre e madre che la natura non dà, perché genitori si diventa in cinque secondi, mentre per essere educatori genitoriali occorre tutta la vita. Questo è il motivo per cui bisogna recuperare l’immagine di Giuseppe e valorizzarla per la sua statura di uomo che va oltre le apparenze e si realizza in un evento che non aveva previsto, ma che inserisce nella sua vita scegliendolo e diventando il padre legale di quel Gesù che deve ancora nascere.
Giuseppe, un grande papà, che presto scompare per lasciare ogni spazio al Figlio…
Ci invita a pregare la Liturgia della Sacra Famiglia: “O Dio nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perchè riuniti insieme nella tua casa possiamo godere la gioia senza fine”.
Letture della
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ MARIA E GIUSEPPE – ANNO A – Festa
Colore liturgico: BIANCO
Prima Lettura
Chi teme il Signore onora i genitori.
Dal libro del Siràcide
Sir 3,3-7.14-17a
Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli
e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà
e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori.
Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
Chi glorifica il padre vivrà a lungo,
chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
Sii indulgente, anche se perde il senno,
e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.
L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,
otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 127
R. Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. R.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. R.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita! R.
Seconda Lettura
Vita familiare cristiana, secondo il comandamento dell’amore.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,12-21
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.
Parola di Dio
Vangelo
Prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 2,13-15.19-23
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Parola del Signore