Il libro strenna per il Natale, un cammino tra arte e fede alla ricerca di noi stessi. Ma cosa serve per mettersi in cammino? Un cielo a cui innalzare lo sguardo per vedere la stella che ci guida. Un cammino, perché il solo modo per trovare qualcosa dentro di noi è camminare verso una meta. E questa meta è il Bambino, attesa di vita. Vita che non è per forza un figlio, ma è sicuramente qualcuno che c’è affidato da Dio affinché noi ce ne prendiamo cura. Vita che è sicuramente Gesù. Le riflessioni di don Luigi Maria Epicoco sono affiancate da stupende immagini che disegnano un percorso nell’arte – dal Medioevo ai giorni nostri – ispirata dalla natività e accompagnano il lettore nel suo cammino di ricerca interiore sulla strada del Natale.
PROLOGO
Tu ce l’hai una stella?
Non è una domanda qualunque, questa, perché per avere una stella devi accorgerti che esiste un cielo sopra la tua testa.
Per accorgerti di questo cielo devi imparare ad alzare lo sguardo.
Per alzare lo sguardo devi smettere di pensare che la vita è solo un andare avanti, a volte bisogna andare in alto, perché dall’alto le cose si vedono meglio.
Tu ce l’hai un viaggio?
Tutti siamo nati per andare da qualche parte.
Non siamo nati fermi.
Ci sono strade che aspettano solo noi. Cammini fatti a misura delle nostre scarpe. Sarà questo il motivo per cui ci siamo inventati i pellegrinaggi o i viaggi epici. Sapevamo, in fondo, che per trovare qualcosa dentro di noi dovevamo camminare fuori di noi, verso qualche parte.
Tu ce l’hai un bambino?
Forse sì. È tuo figlio.
O forse è quel bambino che eri tu e che non trovi più.
Bambino è attesa di vita.
È vita affidata a te.
Vita che aspetta te per essere possibile.
Non avere un bambino significa non avere vita che ti aspetta. E la vita che ti aspetta non è per forza un figlio, ma è sicuramente qualcuno che ti è affidato affinché tu ne abbia cura. Per un professore, vita che aspetta sono i suoi studenti. Per un medico i suoi pazienti. Per un prete la gente che gli è affidata. Per Giovanna è il fratello handicappato che vive con lei da trent’anni. Per Antonio è il compagno di banco che fa fatica a stare al passo con la classe. Per Gemma è il gruppo dei suoi bambini di catechismo. Per Riccardo è la squadra di calcio che allena ogni fine settimana. E per te? Qual è la vita che aspetta te?
Non so rispondere a queste domande, ma per mestiere so ripetere bene le domande. So come si fa a scavare dentro una domanda, perché ogni domanda ha già in sé la direzione di una risposta. Bisogna solo avere un po’ di pazienza e cercare bene. E per cercare bene non bisogna pensare da soli, bisogna pensare con qualcuno. Bisogna imparare ad ascoltare le medesime domande negli altri. Delle volte le nostre domande diventano chiare quando le ascoltiamo nella vita degli altri. Gli altri sono quasi sempre la chiave di volta delle nostre ricerche.
Così ho pensato che dovevo cercare qualcuno.
Il Vangelo di Luca accenna fugacemente a tre misteriosi personaggi su cui si è costruita tanta narrativa. Sono i tre Re Magi che entrano ed escono velocemente nel Vangelo senza che si riesca a capire molto di chi fossero davvero. Non è mio il mestiere dell’esegeta, ma ho un innato istinto a fare il segugio. E il mio istinto da segugio mi dice di mettermi alla ricerca di questi Magi. Non abbiamo carte, documenti, indicazioni, ma abbiamo un racconto che è carico di ingredienti preziosi. Una stella appunto, un viaggio, e un bambino particolarissimo: Gesù, il Verbo fatto carne.
Una certa tradizione ha anche dato un nome proprio a ciascuno di questi personaggi. Molti magari sono convinti che Gaspare, Melchiorre e Baldassarre siano nomi citati dal Vangelo, ma il testo sacro non dà nomi, rispetta la privacy di questi viandanti/pellegrini. Non vorrei che qualcuno restasse male da questa scoperta, ma visto che ci troviamo in vena di delusioni, vorrei anche aggiungere che Adamo ed Eva non mangiarono nessuna mela, perché nel racconto della Genesi si parla solo del “frutto dell’albero proibito” (Cfr. Gen 3,3). Se l’operazione legata alla mela era un depistaggio messo in atto dai coltivatori di agrumi, vorrei chiarire che poteva tranquillamente essere un’arancia il frutto del peccato originale, magari un’arancia rossa. Ma il racconto della Genesi non fornisce argomenti per screditare questo o quest’altro frutto.
Mettiamoci dunque l’anima in pace.
Tuttavia, visto che ormai Gaspare, Melchiorre e Baldassarre sono entrati nel nostro immaginario, facciamo in modo di legare una domanda a ognuno di questi personaggi e mettiamoci alla loro ricerca.