Avvento è «già avvenuto e non l’hanno riconosciuto»
Può sembrare paradossale, ma ciò che stiamo attendendo non è solamente qualcosa di futuro. Molte tracce già stanno nel passato. A partire da quello che sentiamo nostro. L’Avvento attende che la nostra attenzione venga rivolta al bene già ricevuto, alla bellezza già pregustata, agli incontri veri già avvenuti.
Erano segni profetici che però solamente con il senno del poi, con l’attenzione di oggi, con lo sguardo della venuta proprio per noi ora abbiamo modo di conoscere. Apprezziamo anche la libertà che ci è stata concessa di sbagliare, di fare ciò che abbiamo voluto, di non aver compreso, perché ora ci è data la grazia di ascoltarci più intensamente.
È un tempo per vivere, ogni volta in una gratitudine sempre più vasta, l’incarnazione di Dio che due millenni fa, in prima persona, è entrato nella nostra storia. Specialmente da allora siamo invitati alla riconoscenza: a riconoscere il discreto gusto della sua presenza nei momenti speciali della nostra vita. Solo in questo riconoscimento riconoscente avviene davvero un profondo Avvento anche per me, per te, per noi.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto.