Il commento alle letture del 12 Dicembre 2019 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
Il regno dei cieli subisce violenza
GIOVEDÌ 12 DICEMBRE (Mt 11,11-15)
Gesù dice che “il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono”. Naturalmente si tratta prima di tutto della violenza contro la nostra carne, il nostro corpo che dovrà predisporre se stesso ad essere crocifisso con Cristo. Questa violenza Gesù la esercita in modo del tutto singolare nell’orto del Getsemani, quando durante la preghiera il suo sudore si trasformò in gocce di sangue: “Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione»” (Lc 22,39-46). È la violenza della preghiera. Per essa si chiede al Padre la sottomissione della nostra carne allo Spirito Santo.
È anche la violenza di rimanere sulla croce, senza lasciarsi tentare perché scendiamo da essa. Per questa violenza Gesù si annienta nella sua natura e persona divina, secondo il grande insegnamento lasciatoci da San Paolo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. Quindi, miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, non solo quando ero presente ma molto più ora che sono lontano, dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato” (Fil 2,5-16). È la violenza della perseveranza. Per mancata perseveranza sono molti coloro che si perdono.
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Oggi il discepolo di Gesù vive totalmente separato dal Dettato Evangelico. Per lui la Parola del suo Maestro più non esiste. Pensa e agisce come se Gesù non avesse mai parlato e neanche il Padre celeste avesse mai rivelato la sua volontà di obbedienza alla sua Parola, alla sua Legge, alla sua Voce. Se il Vangelo non è più via da percorre, Legge da osservare, Parola cui obbedire per entrare nel regno dei cieli, non vi è alcuna necessità né della violenza della preghiera e neppure della violenza della perseveranza. A che serve essere violenti per rimanere sulla via angusta che conduce alla vita eterna, se il Paradiso è dato a tutti, secondo il nuovo Vangelo che il cristiano ha scritto oggi per se stesso e per gli altri? A che serve essere violenti nella missione al fine di fare conoscere Cristo Gesù, se ogni via è buona per entrare nel regno dei cieli? Una sola eresia è sufficiente, un solo errore basta perché tutta la Rivelazione, la Tradizione, il Magistero vengano dichiarati cosa di altri tempi. Ora è il tempo in cui tutto il passato della religione e della fede cristiana va considerato morto.
Madre di Dio, Angeli, Santi, liberate il popolo di Dio da questa grande, infinita stoltezza.