Gesù cita Giovanni il Battista non ha fatto altro che preparare Israele per la venuta del Signore. Giovanni è in un certo senso il punto d’arrivo di questo cammino verso Gesù messo in atto dagli antichi profeti: infatti è l’ultimo profeta, colui che viene immediatamente prima di Gesù. È perfetto emblema di coloro che annunciano Gesù, lo additano e si fanno da parte per lasciare che gli altri lo possano incontrare.
Ciascuno di noi, quando annuncia il Vangelo, dovrebbe aver presente che il centro dell’annuncio della Buona Notizia è proprio l’incontro col Signore. Cosa quanto mai faticosa, perché spesso siamo portati a pensare di dover essere noi a fare qualcosa, di dover salvare gli altri. Invece il mondo, e noi per primi, siamo già stati salvati in modo del tutto gratuito e siamo, nella maniera più semplice, chiamati a darne testimonianza. Il resto lo fa il Signore. E questo è, in fondo, l’atteggiamento di Giovanni il Battista, ben consapevole di tutto ciò.
Successivamente Gesù usa un’antitesi: il più piccolo è più grande di Giovanni il Battista. Cosa significa? Forse il Signore non vuole sminuire il profeta, ma soltanto dire che nel Regno dei Cieli il criterio di grandezza è un altro: grande è colui che ama il prossimo, che vive lo spirito delle beatitudini, colui che è mite, misericordioso, non giudica e lotta per la giustizia. Una logica ribaltata rispetto al mondo, che vuole che vinca il più forte. Sembra quasi che i cristiani siano dei deboli.
Ebbene, Gesù ribadisce che in realtà tutto questo non è debolezza: richiede coraggio, forza e decisione, e perché no, una certa violenza. Impadronirsi del Regno dei cieli è per chi desidera aderire alla sua logica senza paura né timidezza. Per chi ha orecchi per ascoltare, orecchi del cuore che sanno vedere la presenza di Dio e i vari Giovanni Battista che lo indicano. Un buono spunto per il cammino d’Avvento.
Daniele Ferron SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato