PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 11 Dicembre 2019
Catechesi sugli Atti degli Apostoli
18. «Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!» (At 26,28). Paolo prigioniero davanti al re Agrippa
Cari fratelli e sorelle buongiorno!
Nella lettura degli Atti degli Apostoli, continua il viaggio del Vangelo nel mondo e la testimonianza di San Paolo è sempre più segnata dal sigillo della sofferenza. Ma questa è una cosa che cresce con il tempo nella vita di Paolo. Paolo non è solo l’evangelizzatore pieno di ardore, il missionario intrepido tra i pagani che dà vita a nuove comunità cristiane, ma è anche il testimone sofferente del Risorto (cfr At 9,15-16).
L’arrivo dell’Apostolo a Gerusalemme, descritto al capitolo 21 degli Atti, scatena un odio feroce nei suoi confronti, che gli rimproverano: “Ma, questo era un persecutore! Non fidatevi!”. Come fu per Gesù, anche per lui Gerusalemme è la città ostile. Recatosi nel tempio, viene riconosciuto, condotto fuori per essere linciato e salvato in extremis dai soldati romani. Accusato di insegnare contro la Legge e il tempio, viene arrestato e inizia la sua peregrinazione di carcerato, prima davanti al sinedrio, poi davanti al procuratore romano a Cesarea, e infine davanti al re Agrippa. Luca evidenzia la somiglianza tra Paolo e Gesù, entrambi odiati dagli avversari, accusati pubblicamente e riconosciuti innocenti dalle autorità imperiali; e così Paolo è associato alla passione del suo Maestro, e la sua passione diventa un vangelo vivo. Io vengo dalla basilica di San Pietro e lì ho avuto una prima udienza, questa mattina, con i pellegrini ucraini, di una diocesi ucraina. Come è stata perseguitata, questa gente; quanto hanno sofferto per il Vangelo! Ma non hanno negoziato la fede. Sono un esempio. Oggi nel mondo, in Europa, tanti cristiani sono perseguitati e danno la vita per la propria fede, o sono perseguitati con i guanti bianchi, cioè lasciati da parte, emarginati … Il martirio è l’aria della vita di un cristiano, di una comunità cristiana. Sempre ci saranno i martiri tra noi: è questo il segnale che andiamo sulla strada di Gesù. E’ una benedizione del Signore, che ci sia nel popolo di Dio, qualcuno o qualcuna che dia questa testimonianza del martirio.
Paolo è chiamato a difendersi dalle accuse, e alla fine, alla presenza del re Agrippa II, la sua apologia si muta in efficace testimonianza di fede (cfr At 26,1-23).
Poi Paolo racconta la propria conversione: Cristo Risorto lo ha reso cristiano e gli ha affidato la missione tra le genti, «perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede» in Cristo (v. 18). Paolo ha obbedito a questo incarico e non ha fatto altro che mostrare come i profeti e Mosè hanno preannunciato ciò che egli ora annuncia: che «il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle genti» (v. 23). La testimonianza appassionata di Paolo tocca il cuore del re Agrippa, a cui manca solo il passo decisivo. E dice così, il re: «Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!» (v. 28). Paolo viene dichiarato innocente, ma non può essere rilasciato perché si è appellato a Cesare. Continua così il viaggio inarrestabile della Parola di Dio verso Roma. Paolo, incatenato, finirà qui a Roma.
A partire da questo momento, il ritratto di Paolo è quello del prigioniero le cui catene sono il segno della sua fedeltà al Vangelo e della testimonianza resa al Risorto.
Le catene sono certo una prova umiliante per l’Apostolo, che appare agli occhi del mondo come un «malfattore» (2Tm 2,9). Ma il suo amore per Cristo è così forte che anche queste catene sono lette con gli occhi della fede; fede che per Paolo non è «una teoria, un’opinione su Dio e sul mondo», ma «l’impatto dell’amore di Dio sul suo cuore, […] è amore per Gesù Cristo» (Benedetto XVI, Omelia in occasione dell’Anno Paolino, 28 giugno 2008).
Cari fratelli e sorelle, Paolo ci insegna la perseveranza nella prova e la capacità di leggere tutto con gli occhi della fede. Chiediamo oggi al Signore, per intercessione dell’Apostolo, di ravvivare la nostra fede e di aiutarci ad essere fedeli fino in fondo alla nostra vocazione di cristiani, di discepoli del Signore, di missionari.
Saluti:
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i giovani della Francia. Paolo ci insegna la perseveranza nella prova e la capacità di leggerla con gli occhi della fede. Chiediamo al Signore, in questo tempo di Avvento, di ravvivare in noi la fede in Cristo che viene per salvarci e per aiutarci ad essere sempre fedeli alla nostra vocazione. Dio vi benedica!]
[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i gruppi provenienti dagli Stati Uniti d’America. A ciascuno di voi e alle vostre famiglie giunga l’augurio di un fecondo cammino di Avvento, per arrivare a Natale ad abbracciare nel Bambino il Salvatore del mondo. Dio vi benedica!]
[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua tedesca. Con l’aiuto dello Spirito Santo prendiamo coraggio ad annunciare a tutti il Signore, che viene per liberarci dalle catene dei nostri peccati.]
[Saluto di cuore i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli brasiliani dell’Istituto Dique di Santos. Cari amici, non dimenticate che ogni battezzato è chiamato ad essere evangelizzatore. Lo Spirito Santo vi renderà capaci di vivere e testimoniare la vostra fede e illuminerà il cuore delle persone che incontrerete. Lasciatevi guidare da Lui, senza paura di cosa vi chieda e dove vi mandi. La Madonna accompagni e protegga voi tutti e i vostri cari!]
[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dall’Iraq, dal Libano, dalla Siria e dal Medio Oriente. Vi invito a non avere paura, a mantenere la vostra fede di fronte a tutte le prove e a essere audaci per Cristo, certi che né tribolazione, né angoscia, né persecuzione potrebbero separarci dal Suo amore. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga sempre dal maligno!]
[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Ieri abbiamo celebrato la memoria della Beata Vergine Maria di Loreto e domenica scorsa abbiamo iniziato l’Anno Giubilare a Lei dedicato, come patrona dei piloti e di coloro che viaggiano in aereo. Auguro a tutti voi di imparare a guardare la vita dall’alto, dalla prospettiva del cielo, vedere le cose con gli occhi di Dio, attraverso il prisma del Vangelo. Che Maria abbia cura di voi e vi guidi. Vi benedico di cuore.]
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Missionarie della Carità; e i gruppi parrocchiali, specialmente quelli di Mendicino e di Faro-Fiumicino. Saluto inoltre il personale della Questura di Crotone; il Comitato Feste di Mesagne; le delegazioni dei Comuni di Introd e di Bolsena; il gruppo di professionisti e dottori in optometria; e l’Associazione Amici della Beata Pellesi, di San Michele dei Mucchietti-Sassuolo. Saluto infine i giovani, gli anziani, gli ammalati e gli sposi novelli. Venerdì prossimo ricorre la memoria di Santa Lucia, Vergine e Martire. Auguro a tutti voi che la luce del Bambino Gesù, ormai all’orizzonte, invada con la sua benedizione la vostra vita.