Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 10 Dicembre 2019

Non si abbandonano novantanove pecore per salvarne una, rischiano di perdersi tutte. Non è una pecora che si smarrisce, ma è lui che la perde. È lui interessato, magari l’altro non sa neanche di essere perso.

Se là dove io sono smarrito l’altro mi condanna, io sono perduto. Se là dove sono smarrito l’altro mi è vicino, io sono guadagnato. Lo smarrimento è fatica, certo, ma da questo punto di vista è opportunità. Occasione che la vita ci offre per sperimentare l’essere figli di uno stesso Padre e dunque fratelli, figli di un Padre che ci cerca se siamo smarriti e ci porta a casa.

Lo smarrimento è il luogo dove uno non è abbandonato, ma cercato dal Padre, il pastore che si preoccupa. Proprio dove siamo deboli e fragili, lì è il luogo dove sperimentiamo un’accettazione, un amore più profondo. È dove possiamo amare di più, perché abbiamo sperimentato più accettazione e più amore. Sono proprio la nostra piccolezza e il nostro smarrimento il fondamento della nostra crescita: l’accettare questo, in noi e fuori di noi.

Enrica Bonino s.a.

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato


LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Dio non vuole che i piccoli si perdano.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 18, 12-14   In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». Parola del Signore

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