Robert Cheaib – Commento al Vangelo del 2 Dicembre 2019

Mi sorprende sempre l’elogio di Gesù al centurione. Cosa ha fatto quell’uomo per meritare l’elogio e l’ammirazione del Signore? Ha applicato l’analogia delle realtà naturali alla realtà di Dio.

Ha avuto, in altre parole, la perspicacia di intravedere il soprannaturale nell’esperienza naturale, lo straordinario nell’ordinario. La fede è un dono di Dio, ma è anche ciò che noi facciamo di questo dono.

È un seme, e a noi l’onore e l’onere di seminarlo nel nostro cuore e di custodirne la crescita.

Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram

Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.


LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8, 5-11

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».

Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».

Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Parola del Signore

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