p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 22 Novembre 2019

Luca, che secondo la tradizione era pittore, dà l’ultimo tocco del volto e dell’animo di Gesù. Gesù, nei versetti precedenti, aveva pianto su Gerusalemme. Lui, Figlio Unigenito dal volto duro per andare deciso a Gerusalemme, si apre al pianto sulla città quando arriva nelle sue prossimità. Il suo è un pianto sul male. Non sul male che subirà ma sul male che chi lo uccide fa a se stesso.

Questo pianto non è cosa banale: è anticipazione di ciò che avverrà d’ora in avanti nel vangelo. Lui è uno che sente. Lui sente il male che quel popolo si fa. Lui sente il male di tutta l’umanità e lo partecipa nel pianto. Quel popolo, quell’umanità, quel noi che rifiutiamo l’umiltà, l’amore, la tenerezza di Dio. Quel popolo, cioè noi, che preferiamo uccidere il Messia piuttosto che lasciarci scomodare dalla sua faccia che ha connotati che non corrispondono alle nostre maniacali pretese di potere.

Noi vogliamo un Messia, sia politico o religioso, che sia potente, ricco, uno che domini rappresentando noi. Un Messia nel quale ci possiamo riconoscere, noi abitati da quel male che uccide e che riduce la casa di preghiera della nostra vita a un “covo di ladri”.

Col pianto nel cuore Gesù entra nel tempio della nostra esistenza, tempio invaso da manie di potere, sia esso religioso come civile, oggi come ieri.

Il tempio, casa di preghiera, è divenuto luogo di commercio e di rapina. È rapina ottemperata nei riguardi di Dio e degli uomini. Gesù lo purifica con il suo pianto, prima ancora che con le invettive.

Sa che lo vogliono uccidere, ma vuole fare spazio. Quello spazio che sarà spazio purificato. Quello spazio di tempio nuovo che sarà il suo corpo: luogo di comunione totale col Padre e con gli uomini. Spazio uterino che ridona Maternamente vita all’umanità. Preghiera come essere amore per fare amore che genera vita, non chiacchiera vuota di richiesta per cose che non umanizzano ma disumanizzano.

È un modo nuovo di essere del Padre che si accosta a noi con amore di Madre – ricordiamo la mano femminile del Padre Misericordioso di Rembrandt – ed è una maturazione della fede stessa del popolo di Israele.

I semi di questa nuova umanità, li ritroviamo nel profeta Malachia, il cui libro è stato scritto nel quinto secolo avanti Cristo. Al capitolo terzo ci dice:

“«Io – Dio – mi accosterò a voi per giudicare e sarò un testimone pronto contro gli incantatori, contro gli adùlteri, contro quelli che giurano il falso, contro quelli che derubano l’operaio del suo salario, che opprimono la vedova e l’orfano, che fanno torto allo straniero e non hanno timore di me», dice il Signore degli eserciti”.

Questo è quello che il Padre vuole essere per noi, contro i centri di potere che uccidono l’umanità; questo è ciò che Cristo ribadisce con le sue lacrime purificatrici sul tempio e coloro che questo tempio lo dissacrano con le loro azioni religiose.

Gesù entra nel tempio sacro della nostra umanità, il tempio dell’economia, e li tratta da “covo di ladri”. Tutti a loro debbono ubbidire perché le leggi dell’economia, che non sono del Padre, siano trattate da quello che sono: centro di potere che uccide l’umanità. Da sempre i profeti hanno criticato questa idolatria che si chiami tempio o banca centrale o multinazionali o alta finanza. Sono strumenti che sono diventati fine a se stessi e immolano migliaia di vittime ogni giorno sull’altare della loro arroganza. Che senso ha l’umanità che corre sempre più perché diversamente non saprebbe come mantenersi, uccidendo il tempo che sarebbe sacro tempio per contemplare lo sguardo del proprio figlio? Un padre della chiesa, molto devoto e adorante l’eucaristia, è stato ripreso dai religiosi del tempo perché dopo la nascita di suo figlio non lo vedevano più al tempio ad adorare Dio. La sua risposta è semplice e chiara: io scopro il petto di mio figlio e rimango incantato a contemplare il tempio della Madre in lui!

La profezia delle lacrime di Gesù sulla città e delle invettive nel tempio contro i mercanti di vite umane è chiara, come lo era per i profeti dell’Antico Testamento. Dicevano che ogni re, potere politico, ha fatto peggio di suo padre; ogni tempio, presto o tardi, diventa spelonca di ladri; ogni potere legislativo e ogni potere del diritto, compresi tutti coloro che girano intorno ai nostri tribunali guadagnando sulla pelle dei poveri a servizio dei ricchi, hanno fatto del tempio che siamo noi, una spelonca di ladri. Voi fate leggi e le fate osservare, quando vi conviene; vi fate tutte le leggi che volete e non osservate l’unica legge del Padre che è amare la Madre e il prossimo. Tutto il resto o passa in secondo ordine o ci rende spelonca di ladri, dentro e fuori, nel tempio della religione come nel tempio della finanza e del lavoro. 

Gesù mette in crisi tutti! Per questo sarà ucciso come bestemmiatore dal potere religioso; come sovversivo dal potere civile; dichiarato folle dai suoi parenti che gli vogliono bene e indemoniato dai teologi, dal potere culturale che diceva questo qui è indemoniato. Noi popolo che lo ha osannato, alla fine arriviamo a crocifiggerlo perché non ci interessa un re così, ne preferiamo un altro che sia più forte, più dominante.

Il richiamo di Papa Francesco in Tailandia, dove i cattolici sono l’1%, che è diventata la meta turistica di noi cristiani occidentali, per il turismo sessuale verso bimbi e bimbe, è forte. Gesù piange e vuole scacciare i mercanti dal tempio della vita. Che questo nostro potere mondiale possa cadere perché tante vite innocenti possano trovare liberazione dalle nostre falsità e violenze verso i più piccoli, è l’augurio che ci facciamo e la preghiera che viviamo.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19, 45-48

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

Parola del Signore

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