Riconoscimento affettuoso
Le Scritture di oggi hanno il potere di comunicare una specie di meraviglia ammirata, di riconoscimento affettuoso. Israele si riconosce nel giovane Davide, e il malfattore si consegna a Gesù che gli appare così lontano dalla sua vita ferita e sbagliata, e insieme così vicino. Anzi è l’unico che può cogliere e accogliere il dramma di quell’ultimo istante. Tutto diventa ancora più sorprendente se si considera che tale abbandono fiducioso non è motivato da manifestazioni di potenza e da garanzie mondane di protezione. Davide è un giovane «in carriera» che non ha ancora avuto investiture ufficiali, le riceve in questo momento senza i timbri del tempio e della corte. Gesù adempie la piccolezza di Davide nell’obbrobrio della croce. La seconda lettura diventa l’ideale preghiera per questa solennità. L’inno è un ringraziamento per il grande dono del Regno. Presenta un itinerario dell’esistenza cristiana che passa dall’oppressione del male al perdono dei peccati per raggiungere l’eredità, cioè la nuova terra promessa. Si espande in una gioiosa celebrazione di Cristo e del suo Regno.
Relegato tra gli scarti
La nostra sorte è l’elezione da parte di Dio ad essere suo popolo per annunciare le meraviglie della sua opera e della sua misericordia in Cristo. Cielo e terra sono pacificati nell’offerta che Gesù ha fatto della propria vita con la croce; in questo modo infatti Egli ha distrutto in se stesso l’inimicizia (Ef 3,16). In Luca il Cristo re è Colui che si erge su un legno da schiavi, circondato da insulti, relegato tra gli scarti dell’umanità, proteso solo verso un gesto di perdono. Viene tratteggiata una qualità fondamentale del Regno di Cristo Gesù, esso è aperto a tutti, ma soprattutto a coloro che nello scacchiere politico delle nazioni terrene sono soltanto pedine emarginate. Il popolo stava a guardare, i capi e i soldati lo schernivano, il ladrone lo insultava. Certo la venuta di Cristo re è anche giudizio sul peccato, sulla falsa giustizia orgogliosa, sulla chiusura totale del cuore, ma le porte del Regno sono spalancate, ogni uomo è invitato ad entrarvi.
Siamo tue ossa e tua carne
La derisione dei capi nei confronti del Signore contiene il tema della salvezza. Il riferimento non può che essere a tutti quelli che nel corso del racconto evangelico Cristo Gesù ha incontrato, evangelizzato, curato. Il secondo elemento è l’elezione; che Luca aveva d’altra parte già citato, nella Trasfigurazione, nella voce che si udiva dalla nube: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo» (9,35). Quello che per i capi può diventare motivo di scherno perché esprime con evidenza l’irreparabile sconfitta dell’Uomo crocifisso, per il malfattore è l’insperata opportunità di legare la sua vita che si spegne alla grande luce che trova in Colui che entra innocente nella stessa morte. «Ci consideriamo come tue ossa e tua carne» (2Sam 5,1) dicono a Davide i figli di Israele, e così possono sperare anche i crocifissi di Pasqua. Sono nel segreto di Dio le vie che ognuno può percorrere per accedere al dono, non ci sono indicazioni particolari. Tant’è che in un momento così difficile, in cui ciascuno penserebbe a difendersi, Gesù tace.
Ricevete il Regno
Il trono di Cristo è la croce: giusto supplizio per i malfattori. La sua corona è un intreccio di spine e Lui è li senza neanche la possibilità di tergersi il sudore, perché su quella croce è inchiodato. Gli eredi del suo Regno sono gli ultimi, i poveri, gli afflitti, i miserabili. E chi vuole entrare in questo Regno ha una sola strada: spogliarsi di ogni cosa per diventare simile all’ultimo dei suoi figli; solo così si ricompone il sogno di Dio. Il Signore è crocifisso tra due malfattori e lì si incontra tutta l’umanità, quella che lo riconosce e quella che lo rifiuta. Lì, sul calvario, intorno a Cristo Gesù agonizzante, prende corpo il discorso dell’incredulità e il discorso della fede. Uno accoglie la verità del Cristo ed entra con Lui nella pace; l’altro resiste, beffeggia e rimane solo fino all’ultimo respiro. Il Regno di Cristo si costruisce attorno al primato dell’amore, è il Regno del «cuore di Gesù» che inizia nella vita delle persone (Rm 8,14) per assumere poi tutta la realtà. Non è un Regno esteriore, ma nemmeno intimistico. Prende storia nel segno dell’amore: gioia, perdono e pace dei cuori, ma anche armonia familiare, giustizia sociale, scelta dei poveri, cooperazione, ecumenismo, superamento delle divisioni a tutti i livelli. A chi fa questo dirà: «Ricevete il Regno» (Mt 25, 31-46).
PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
- Al termine dell’anno liturgico cosa senti di aver acquisito?
- In che modo fai venire il Regno di Dio?
IN FAMIGLIA
Nessuno si salva da solo.
La vita in famiglia aiuta a capire che grazie al sostegno e alla collaborazione di tutti
si possono superare situazioni difficili.
Diciamo grazie per un aiuto ricevuto,
indichiamo un impegno per aumentare la solidarietà e la collaborazione in famiglia.
Tratto da: Stare nella domenica alla mensa della Parola, Anno C – ElleDiCi