p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 15 Novembre 2019

Il Regno è dentro di noi anche se non lo vediamo. Questo Regno in noi è un invito a vivere il quotidiano come luogo di salvezza. Ciò significa che il domani non è una fuga in avanti, ma è il fine verso cui camminare, oggi! Perché l’oggi è il giorno della vita e della salvezza, non della perdizione e della fine di tutto.

Il nostro mondo è uguale per tutti, anche per quelli che pensano di essere di più perché rubano di più, vale a dire hanno di più. Possiamo vivere questo modo, anche grazie all’idolo dell’economia, in modo di ammazzarci gli uni gli altri, avendo come risultato la distruzione di tutto. Oppure possiamo vivere oggi con solidarietà, condivisione, amore, fraternità. La salvezza non sta nell’altro mondo, la salvezza sta nel nostro quotidiano. Essere coscienti di questo non è cosa di poco conto: cambia la vita. Luca è contro ogni alienazione religiosa che uccida l’oggi. Per lui, e il vangelo di questi giorni ne è una esplicita conferma, la vita spirituale è come vivi le cose materiali, non è un vivere fuori dal mondo, è un vivere nel mondo con un cuore diverso dal cuore della rapina. La vita spirituale non è cosa volatile, magari facendo preghiere che ci sollevino da terra. La vita spirituale è come vivi la materia, le scelte, le giornate, le relazioni con cose e persone.

Ogni giorno è un cammino, se vogliamo! Ogni giorno nasce il sole e ogni giorno tramonta: come viviamo la quotidianità contenuta in questa realtà? Questa novità di vita quotidiana cosa dice a me e come io dialogo con lei? Ogni giorno muore il vecchio e ogni giorno nasce il nuovo: questa è messa quotidiana sul mondo, la vivo o la subisco? Nel quotidiano io posso vivere o negare il mio camminare che non ha come fine la morte, ma la vita, perché ogni giorno è strapieno di speranza che trabocca. Il problema è cosa ne faccio: la nego e la annego o la vivo e la alimento? Oggi, non domani! Vivere male ci fa star male. Non è vivere il male il problema ma il vivere male ciò che la vita ci dona, bello o brutto che sia. Noi sappiamo che l’ultima parola è come la prima: la vita!

Cosa ha fatto Noè di diverso dagli altri? Nulla, assolutamente nulla! Ha mangiato, ha bevuto, si è sposato, ha fatto la vita quotidiana. In quel quotidiano l’umanità si è costruita il diluvio, Noè si è costruito l’arca. Non è che Noè abbia fatto altre cose, ha fatto le stesse cose con uno spirito diverso. Non con lo spirito della violenza e dell’egoismo, ma con lo spirito dell’essere figlio, con lo spirito di amore. Il problema della fine del mondo è in realtà, al di là di ogni apparenza e fuga, come vivi oggi. Non devi fare cose strane, fai cose che fan tutti, come Noè. Nelle cose che fan tutti ci possiamo costruire la salvezza o la perdizione.

Nel brano di oggi incontriamo una specie di inconsapevolezza che ci porta a vivere la vita in un solco tracciato. Anche noi siamo nella stessa situazione di Noè: ci mettiamo insieme, mangiamo, beviamo, compriamo e vendiamo, con un andare che ha dell’inesorabile, non ha della vita. Una quotidianità, un sorgere e un tramontare del sole che non ci dice più nulla. Ebbene in questa quotidianità che è pasta di vita, può entrarci quel lievito del Regno che cambia la vita.

Come viviamo l’oggi ha dell’inesorabile, un inesorabile andare sempre di più e sempre più in fretta che nulla a che vedere col cammino vitale, col camminare nella vita. Ci arrendiamo ad una logica inesorabile che ci porta sempre più lontani dalla vita, dal Padre e dalla Madre.

La chiamata non è dunque a fare cose diverse, magari anche. Ma l’essenziale è fare le cose con uno spirito e una grinta e una perseveranza diversi. Liberi dai risultati e votati al vivere la vita con le gioie e i dolori di ogni giorno. La differenza è data dalla qualità della vita che non consiste nell’avere di più ma nel vivere ciò che abbiamo in modo diverso. La nostra vita non dipende dalle cose, è il mondo che dipende dalla nostra vita e in questo mondo o ci viviamo oppure ci anneghiamo (ogni riferimento all’oggi non è casuale).

Cosa cerchiamo nel fare le cose di ogni giorno? Cosa ci serve l’eccezionale, anche religioso? Perché ci agitiamo nelle cose materiali e in quelle spirituali? Non risolviamo nulla! Gesù ci dice: a queste cose eccezionali – eccolo qua, ecco là – non corretegli dietro. La vita è uguale per tutti. Questa vita la possiamo vivere in un modo o nel suo opposto, costruendo l’arca oppure affondando nel diluvio.

Commento a cura di p. Giovanni Nicoli.

Fonte – Scuola Apostolica Sacro Cuore

LEGGI IL BRANO DEL VANGELO DI OGGI

Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 26-37
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
 
«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti.
 
Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà.
 
In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot.
 
Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva.
 
Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata».
 
Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

Parola del Signore

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