Dove nasce il fraintendimento delle parole di Gesù sul Tempio che sarebbe nuovamente tornato in piedi, dopo la dissoluzione provocata dall’agire degli uomini? Lo si capisce pienamente solo dopo la Pasqua.
Infatti prima anche i discepoli pensavano alla cacciata dei mercanti solamente come a una manifestazione di una fede autentica, alla quale si contrappone il parassitismo di chi fa commercio di cose sacre, comodamente seduti nella propria posizione di rendita grazie all’appoggio del clero.
Per questo suo carattere di sfida verso il sistema economico/sociale, molti apprezzarono e continuano ad apprezzare tale gesto di Gesù. Ma non è da ridursi solamente a questo. Chi ci ha tramandato il Quarto vangelo evidenzia un piano di lettura che è svelato solamente nello Spirito pasquale: quel Tempio cui Gesù faceva riferimento era proprio il suo corpo. Questo ci permette allora di purificarci le idee a proposito proprio del termine “Tempio”; oggi dovremmo forse dire “Chiesa”.
Che cos’è per noi la Chiesa? Si tratta forse di un altare, un campanile, qualche panca e un paio di candele? Oppure è un distributore automatico di messe, battesimi, comunioni e funerali? È una organizzazione no profit, che però come ogni impresa fa fruttare ciò che possiede con speculazioni finanziarie di vario tipo? La pensiamo mica come un parcheggio ricreativo per i ragazzi, affinché crescano in un ambiente sano, lontano dai problemi del mondo? Ci sembra una lobby in cerca di potere, privilegi e finanziamenti?
Se ci si ferma a tali definizioni, si fatica a guardare oltre e a cogliere la presenza di Dio in essa. Alla luce della Pasqua, invece, riusciamo a capire che la Chiesa è innanzitutto un Corpo in carne ed ossa vivificato da Dio. Così possiamo scorgere la Chiesa in ogni uomo, in ogni comunità e finanche in ogni luogo ove si possa respirare aria di libertà dallo sfruttamento, dall’ingiustizia sociale e dall’opportunismo politico. Se viviamo questa purificazione, vediamo la Chiesa in noi e noi nella Chiesa; nulla potrà distruggerla veramente, perché ciò che ci lega la edifica continuamente.
In fondo, la Chiesa è un cantiere sempre aperto.
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 2, 13-22
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Parola del Signore