Lโodore di ulivo raccolto che pervade le campagne, rende gradevolmente piccante la nebulosa aria autunnale. I campi brulicano di operai, frenetici per la fretta di concludere il lavoro, temendo la variabilitร delle condizioni atmosferiche, ma euforici per la gioia di riempire, anche in questโanno, le proprie dispense con la preziosa spremitura.
I frantoi, aperti giorno e notte, odorano di dolcezza: suscita una sconcertante meraviglia contemplare come lโamarezza di un acino produca il piรน soave tra i sapori solo dopo essere stato pestato da una macina.
Quante volte nostro Signore Gesรน Cristo avrร respirato questi odori lungo il suo peregrinare, e quante volte, guardando un ulivo e contemplando il suo frutto, avrร visto in quellโacino sรฉ stesso e il suo compimento.
Quanto sarebbe straordinaria lโesperienza di abbandonare ogni parola, qualsiasi commento o catechesi, e sedersi ai piedi di un ulivo, guardarlo e lasciarlo parlare: basterebbe esso a raccontarci di Gesรน. E cosรฌ si potrebbe fare reclinati accanto alle radici un fico o di una vite: fermarsi, sedersi, guardarli e lasciare che parlino. Narrerebbero di nientโaltro se non del Cristo.
ร gradito allo scrivente immaginare che il Signore stesso si sia riposato frequentemente allโombra di questi alberi, e in essi abbia contemplato il fine e il culmine della sua missione.
Che lo Spirito Santo illumini i nostri cuori e le nostre menti.
Il passo evangelico che la sacra liturgia ci propone questโoggi รจ molto profondo ed acuto.
Come al solito vogliamo proporre al lettore un approfondimento che abbia, come punto di partenza, una parola contenuta allโinterno della pericope. Prima, perรฒ, di indicare il termine che abbiamo scelto, ci piace far notare a colui che legge il continuo movimento del โsalireโ e dello โscendereโ che caratterizza tutta quanta la narrazione. ร giustappunto la stessa dinamica che accade con la preghiera: essa รจ strumento per far salire al Signore la nostra voce, affinchรฉ dallโalto abbia a scendere la carezza di Dio.
- Pubblicitร -
Lasciando, in tale ambito, margine alla meditazione del lettore, coadiuvata e corroborata dalla partecipazione allโEucaristia e dalle omelie dei sacerdoti, la parola che vogliamo proporre questโoggi รจ PUBBLICรNO.
In greco il sostantivo โpubblicร noโ si esprime con โtelรฒnesโ.
Se andiamo ad approfondire la composizione di tale nome, scopriamo che questo รจ lโunione di due termini, ovvero โtรจlosโ e โonรจomaiโ. Il verbo โonรจomaiโ significa โcomprare/acquistareโ, ma interessante รจ sviluppare ciรฒ che contiene in sรฉ il sostantivo โtรจlosโ.
Esso ha certamente come significato โimposta/tassa/tributo/gabellaโ, ma non come primo tratto. Propriamente, infatti, โtelรฒsโ vale โfine/risultato/compimento/culmineโ.
Ma interessante รจ tutto il percorso etimologico che germoglia attorno a questo lemma.
La sua radice โtal/tlaโ genera i verbi โtรจlloโ (che significa โrestare/rimanereโ, ed anche โsorgereโ), e โtlรจnaiโ il quale, come primo significato, intende โsopportare/resistereโ ed anche โsoffrireโ.
Per meglio comprendere il senso dellโintera analisi che stiamo percorrendo, dobbiamo avvicinarci alla nostra lingua.
Dalla stessa radice โtal/tlaโ nascono i verbi latini โtolloโ (alzare/togliere/caricare), โtoleroโ (sopportare/resistere/sostenere), e โtuliโ (ovvero โferoโ che significa โportare/sopportareโ ed anche โinnalzare/esaltareโ), da cui il nostro โtollerareโ.
Fatta tutta questa premessa possiamo emarginare alcune conclusioni dalle molteplici che se ne potrebbero trarre. Sia la meditazione del lettore a completare la pochezza del ragionamento dello scrivente.
- Quando ascoltiamo il brano dellโestratto evangelico odierno, il nostro immaginario disegna per certo il fariseo in piedi e il pubblicano sicuramente in ginocchio (anche il foglietto della domenica rappresenta tale quadretto). Tuttavia abbiamo visto come โtรจlosโ abbia in sรฉ propriamente il senso del โraggiungere un obiettivoโ, e solitamente uno โscopoโ o un โtermineโ sono lโ โapiceโ di un percorso, la โvettaโ, la โcimaโ, il โpunto piรน altoโ. Ecco allora che il pubblicร no non reca nella sua qualitร una posa che tende al basso o allo stare in ginocchio, ovvero uno stare reclinato, ma nella sua qualifica, nel suo attributo, rappresenta uno โstare in altoโ, un โmirare in altoโ. Ma ecco il punto: non รจ la posa โerettaโ il problema, ma quale senso essa assuma. Lo โstare erettoโ del pubblicร no reca in sรฉ il significato del โresistere/sopportare/non_cedereโ, ovvero โfarsi_caricoโ.
- Il sostantivo โtelรฒnesโ (pubblicร no) letteralmente sarebbe โcolui_che_acquista_lโappalto_per_la_riscossione_delle_gabelleโ; ma come non rileggere tale nome alla luce del mistero di nostro Signore Gesรน Cristo: โsiete stati comprati a caro prezzoโ recita la Prima Lettera ai Corinzi capitolo 6 versetto 20. Il Signore Gesรน รจ il โPubblicanoโ che ha comprato la Salvezza per la nostra vita, ovvero ha dato compimento alla nostra esistenza (Egli che รจ il โCompimentoโ), pagando il prezzo della Croce, ovvero caricandosi dei nostri peccati.
- Che la rappresentazione della figura del pubblicร no (telรฒnes), ovvero il senso profondo del suo termine, richiami fortemente nostro Signore Gesรน รจ appalesato, anche a dar seguito a quanto fin ora detto, da una formula proclamata dal sacerdote durante la messa: โEcco Colui che toglie i peccati del mondoโ: quel โtoglieโ nella formula latina รจ โtollisโ (dal verbo โtolloโ di cui sopra), ovvero โtogliereโ col senso di โsollevare/caricare su di sรฉโ. Tale proclamazione sacerdotale, inoltre, รจ la replica delle parole pronunziate da Giovanni Battista (โEcco lโagnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!โ Gv 1, 29), ed รจ molto interessante come il verbo โalzareโ del versetto 13 della pericope odierna (โ(il pubblicร no) non osava nemmeno alzare gli occhi al cieloโ) in greco sia โepร raiโ, che viene dallo stesso verbo โร ironโ (โtoglieโ ovvero โprende_su_di_sรฉโ) che il Battista pronuncia in Gv 1, 29.
- Per rimanere ancora in connessione col Vangelo secondo Giovanni, lโinizio della seconda parte (detta per convenzione โVangelo dellโoraโ), ovvero il versetto 1 del capitolo 13 recita: โGesรน, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amรฒ sino alla fineโ. Quel โsino alla fineโ in greco รจ โeis tรจlosโ che varrebbe in traduzione โsino al compimento/culmineโ.
- Anche in questa occasione siamo in dovere di richiamare il capitolo 2 della Lettera ai Filippesi. Il Vangelo proclama: โ(con riferimento al fariseo) chiunque si esalta sarร umiliato, (con riferimento al pubblicano) chi invece si umilia sarร esaltatoโ (v. 14). La Lettera appena citata recita cosรฌ ai versetti 8 e 9: โ(Gesรน) umiliรฒ sรฉ stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lโha esaltatoโ. I verbi usati sono gli stessi sia nel Vangelo che nella Lettera ai Filippesi: โtapeinรฒoโ (umiliare) e โupsรฒoโ (esaltare), ed il movimento che assume il pubblicano รจ lo stesso che assume Gesรน.
- Ecco allora che in questo brano evangelico ad essere sgradito non รจ lo stare alzati, lo stare sollevati dinanzi al Signore nostro Dio (la Risurrezione รจ โanรฌstemiโ letteralmente โalzarsi/sollevarsi_in_piediโ: interessante come โรฌstemiโ sia proprio la posa assunta dal fariseo), ma il fine, il culmine, il senso di questo โstare erettiโ: per essere cosa gradita al Signore nostro Gesรน Cristo dobbiamo โstare eretti per riuscire a caricare la croce sulle nostre spalle, ma questo altro non comporta che assumere una posa โabbassataโ, poichรฉ il carico e il peso non fanno altro che incurvarci, piegarci. Ma dobbiamo essere certi che lo stare โabbassatiโ, ovvero โsollevati e carichiโ, ci porterร allโ โesaltazioneโ definitiva della vita eterna, poichรฉ nostro Signore Gesรน Cristo รจ Risorto e noi risorgeremo con lui.
Letture della
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ ANNO C
Prima Lettura
La preghiera del povero attraversa le nubi
Dal libro del Sirร cide
Sir 35,15b-17.20-22a
Il Signore รจ giudice
e per lui non cโรจ preferenza di persone.
Non รจ parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dellโoppresso.
Non trascura la supplica dellโorfano,
nรฉ la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre รจ accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
nรฉ si quieta finchรฉ non sia arrivata;
non desiste finchรฉ lโAltissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito lโequitร .
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 33 (34)
R. Il povero grida e il Signore lo ascolta.
Benedirรฒ il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce. R.
Il Signore รจ vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarร condannato chi in lui si rifugia. R.
Seconda Lettura
Mi resta soltanto la corona di giustizia.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timรฒteo
2 Tm 4,6-8.16-18
Figlio mio, io sto giร per essere versato in offerta ed รจ giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerร in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore perรฒ mi รจ stato vicino e mi ha dato forza, perchรฉ io potessi portare a compimento lโannuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e cosรฌ fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererร da ogni male e mi porterร in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio
Vangelo
Il pubblicano tornรฒ a casa giustificato, a differenza del fariseo.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14
In quel tempo, Gesรน disse ancora questa parabola per alcuni che avevano lโintima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
ยซDue uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e lโaltro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava cosรฌ tra sรฉ: โO Dio, ti ringrazio perchรฉ non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adรนlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedoโ.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: โO Dio, abbi pietร di me peccatoreโ.
Io vi dico: questi, a differenza dellโaltro, tornรฒ a casa sua giustificato, perchรฉ chiunque si esalta sarร umiliato, chi invece si umilia sarร esaltatoยป.
Parola del Signore
A cura di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.