Fabio Quadrini โ€“ Commento al Vangelo di domenica 27 Ottobre 2019

- Pubblicitร  -

Lโ€™odore di ulivo raccolto che pervade le campagne, rende gradevolmente piccante la nebulosa aria autunnale. I campi brulicano di operai, frenetici per la fretta di concludere il lavoro, temendo la variabilitร  delle condizioni atmosferiche, ma euforici per la gioia di riempire, anche in questโ€™anno, le proprie dispense con la preziosa spremitura.
I frantoi, aperti giorno e notte, odorano di dolcezza: suscita una sconcertante meraviglia contemplare come lโ€™amarezza di un acino produca il piรน soave tra i sapori solo dopo essere stato pestato da una macina.

Quante volte nostro Signore Gesรน Cristo avrร  respirato questi odori lungo il suo peregrinare, e quante volte, guardando un ulivo e contemplando il suo frutto, avrร  visto in quellโ€™acino sรฉ stesso e il suo compimento.
Quanto sarebbe straordinaria lโ€™esperienza di abbandonare ogni parola, qualsiasi commento o catechesi, e sedersi ai piedi di un ulivo, guardarlo e lasciarlo parlare: basterebbe esso a raccontarci di Gesรน. E cosรฌ si potrebbe fare reclinati accanto alle radici un fico o di una vite: fermarsi, sedersi, guardarli e lasciare che parlino. Narrerebbero di nientโ€™altro se non del Cristo.

รˆ gradito allo scrivente immaginare che il Signore stesso si sia riposato frequentemente allโ€™ombra di questi alberi, e in essi abbia contemplato il fine e il culmine della sua missione.

Che lo Spirito Santo illumini i nostri cuori e le nostre menti.

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Al frantoio

Il passo evangelico che la sacra liturgia ci propone questโ€™oggi รจ molto profondo ed acuto.
Come al solito vogliamo proporre al lettore un approfondimento che abbia, come punto di partenza, una parola contenuta allโ€™interno della pericope. Prima, perรฒ, di indicare il termine che abbiamo scelto, ci piace far notare a colui che legge il continuo movimento del โ€œsalireโ€ e dello โ€œscendereโ€ che caratterizza tutta quanta la narrazione. รˆ giustappunto la stessa dinamica che accade con la preghiera: essa รจ strumento per far salire al Signore la nostra voce, affinchรฉ dallโ€™alto abbia a scendere la carezza di Dio.

- Pubblicitร  -

Lasciando, in tale ambito, margine alla meditazione del lettore, coadiuvata e corroborata dalla partecipazione allโ€™Eucaristia e dalle omelie dei sacerdoti, la parola che vogliamo proporre questโ€™oggi รจ PUBBLICร€NO.
In greco il sostantivo โ€œpubblicร noโ€ si esprime con โ€œtelรฒnesโ€.
Se andiamo ad approfondire la composizione di tale nome, scopriamo che questo รจ lโ€™unione di due termini, ovvero โ€œtรจlosโ€ e โ€œonรจomaiโ€. Il verbo โ€œonรจomaiโ€ significa โ€œcomprare/acquistareโ€, ma interessante รจ sviluppare ciรฒ che contiene in sรฉ il sostantivo โ€œtรจlosโ€.

Esso ha certamente come significato โ€œimposta/tassa/tributo/gabellaโ€, ma non come primo tratto. Propriamente, infatti, โ€œtelรฒsโ€ vale โ€œfine/risultato/compimento/culmineโ€.
Ma interessante รจ tutto il percorso etimologico che germoglia attorno a questo lemma.
La sua radice โ€œtal/tlaโ€ genera i verbi โ€œtรจlloโ€ (che significa โ€œrestare/rimanereโ€, ed anche โ€œsorgereโ€), e โ€œtlรจnaiโ€ il quale, come primo significato, intende โ€œsopportare/resistereโ€ ed anche โ€œsoffrireโ€.

Per meglio comprendere il senso dellโ€™intera analisi che stiamo percorrendo, dobbiamo avvicinarci alla nostra lingua.
Dalla stessa radice โ€œtal/tlaโ€ nascono i verbi latini โ€œtolloโ€ (alzare/togliere/caricare), โ€œtoleroโ€ (sopportare/resistere/sostenere), e โ€œtuliโ€ (ovvero โ€œferoโ€ che significa โ€œportare/sopportareโ€ ed anche โ€œinnalzare/esaltareโ€), da cui il nostro โ€œtollerareโ€.
Fatta tutta questa premessa possiamo emarginare alcune conclusioni dalle molteplici che se ne potrebbero trarre. Sia la meditazione del lettore a completare la pochezza del ragionamento dello scrivente.

  1. Quando ascoltiamo il brano dellโ€™estratto evangelico odierno, il nostro immaginario disegna per certo il fariseo in piedi e il pubblicano sicuramente in ginocchio (anche il foglietto della domenica rappresenta tale quadretto). Tuttavia abbiamo visto come โ€œtรจlosโ€ abbia in sรฉ propriamente il senso del โ€œraggiungere un obiettivoโ€, e solitamente uno โ€œscopoโ€ o un โ€œtermineโ€ sono lโ€™ โ€œapiceโ€ di un percorso, la โ€œvettaโ€, la โ€œcimaโ€, il โ€œpunto piรน altoโ€. Ecco allora che il pubblicร no non reca nella sua qualitร  una posa che tende al basso o allo stare in ginocchio, ovvero uno stare reclinato, ma nella sua qualifica, nel suo attributo, rappresenta uno โ€œstare in altoโ€, un โ€œmirare in altoโ€. Ma ecco il punto: non รจ la posa โ€œerettaโ€ il problema, ma quale senso essa assuma. Lo โ€œstare erettoโ€ del pubblicร no reca in sรฉ il significato del โ€œresistere/sopportare/non_cedereโ€, ovvero โ€œfarsi_caricoโ€.
  2. Il sostantivo โ€œtelรฒnesโ€ (pubblicร no) letteralmente sarebbe โ€œcolui_che_acquista_lโ€™appalto_per_la_riscossione_delle_gabelleโ€; ma come non rileggere tale nome alla luce del mistero di nostro Signore Gesรน Cristo: โ€œsiete stati comprati a caro prezzoโ€ recita la Prima Lettera ai Corinzi capitolo 6 versetto 20. Il Signore Gesรน รจ il โ€œPubblicanoโ€ che ha comprato la Salvezza per la nostra vita, ovvero ha dato compimento alla nostra esistenza (Egli che รจ il โ€œCompimentoโ€), pagando il prezzo della Croce, ovvero caricandosi dei nostri peccati.
  3. Che la rappresentazione della figura del pubblicร no (telรฒnes), ovvero il senso profondo del suo termine, richiami fortemente nostro Signore Gesรน รจ appalesato, anche a dar seguito a quanto fin ora detto, da una formula proclamata dal sacerdote durante la messa: โ€œEcco Colui che toglie i peccati del mondoโ€: quel โ€œtoglieโ€ nella formula latina รจ โ€œtollisโ€ (dal verbo โ€œtolloโ€ di cui sopra), ovvero โ€œtogliereโ€ col senso di โ€œsollevare/caricare su di sรฉโ€. Tale proclamazione sacerdotale, inoltre, รจ la replica delle parole pronunziate da Giovanni Battista (โ€œEcco lโ€™agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!โ€ Gv 1, 29), ed รจ molto interessante come il verbo โ€œalzareโ€ del versetto 13 della pericope odierna (โ€œ(il pubblicร no) non osava nemmeno alzare gli occhi al cieloโ€) in greco sia โ€œepร raiโ€, che viene dallo stesso verbo โ€œร ironโ€ (โ€œtoglieโ€ ovvero โ€œprende_su_di_sรฉโ€) che il Battista pronuncia in Gv 1, 29.
  4. Per rimanere ancora in connessione col Vangelo secondo Giovanni, lโ€™inizio della seconda parte (detta per convenzione โ€œVangelo dellโ€™oraโ€), ovvero il versetto 1 del capitolo 13 recita: โ€œGesรน, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amรฒ sino alla fineโ€. Quel โ€œsino alla fineโ€ in greco รจ โ€œeis tรจlosโ€ che varrebbe in traduzione โ€œsino al compimento/culmineโ€.
  5.  Anche in questa occasione siamo in dovere di richiamare il capitolo 2 della Lettera ai Filippesi. Il Vangelo proclama: โ€œ(con riferimento al fariseo) chiunque si esalta sarร  umiliato, (con riferimento al pubblicano) chi invece si umilia sarร  esaltatoโ€ (v. 14). La Lettera appena citata recita cosรฌ ai versetti 8 e 9: โ€œ(Gesรน) umiliรฒ sรฉ stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lโ€™ha esaltatoโ€. I verbi usati sono gli stessi sia nel Vangelo che nella Lettera ai Filippesi: โ€œtapeinรฒoโ€ (umiliare) e โ€œupsรฒoโ€ (esaltare), ed il movimento che assume il pubblicano รจ lo stesso che assume Gesรน.
  6. Ecco allora che in questo brano evangelico ad essere sgradito non รจ lo stare alzati, lo stare sollevati dinanzi al Signore nostro Dio (la Risurrezione รจ โ€œanรฌstemiโ€ letteralmente โ€œalzarsi/sollevarsi_in_piediโ€: interessante come โ€œรฌstemiโ€ sia proprio la posa assunta dal fariseo), ma il fine, il culmine, il senso di questo โ€œstare erettiโ€: per essere cosa gradita al Signore nostro Gesรน Cristo dobbiamo โ€œstare eretti per riuscire a caricare la croce sulle nostre spalle, ma questo altro non comporta che assumere una posa โ€œabbassataโ€, poichรฉ il carico e il peso non fanno altro che incurvarci, piegarci. Ma dobbiamo essere certi che lo stare โ€œabbassatiโ€, ovvero โ€œsollevati e carichiโ€, ci porterร  allโ€™ โ€œesaltazioneโ€ definitiva della vita eterna, poichรฉ nostro Signore Gesรน Cristo รจ Risorto e noi risorgeremo con lui.

Letture della
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO โ€“ ANNO C

Prima Lettura

La preghiera del povero attraversa le nubi

Dal libro del Sirร cide
Sir 35,15b-17.20-22a

 
Il Signore รจ giudice
e per lui non cโ€™รจ preferenza di persone.
 
Non รจ parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dellโ€™oppresso.
Non trascura la supplica dellโ€™orfano,
nรฉ la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre รจ accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
 
La preghiera del povero attraversa le nubi
nรฉ si quieta finchรฉ non sia arrivata;
non desiste finchรฉ lโ€™Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito lโ€™equitร .

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 33 (34)
R. Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirรฒ il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R.
 
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce. R.
 
Il Signore รจ vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarร  condannato chi in lui si rifugia. R.

Seconda Lettura

Mi resta soltanto la corona di giustizia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timรฒteo
2 Tm 4,6-8.16-18

 
Figlio mio, io sto giร  per essere versato in offerta ed รจ giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerร  in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
 
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore perรฒ mi รจ stato vicino e mi ha dato forza, perchรฉ io potessi portare a compimento lโ€™annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e cosรฌ fui liberato dalla bocca del leone.
 
Il Signore mi libererร  da ogni male e mi porterร  in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio

Vangelo

Il pubblicano tornรฒ a casa giustificato, a differenza del fariseo.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 18,9-14

 
In quel tempo, Gesรน disse ancora questa parabola per alcuni che avevano lโ€™intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
 
ยซDue uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e lโ€™altro pubblicano.
 
Il fariseo, stando in piedi, pregava cosรฌ tra sรฉ: โ€œO Dio, ti ringrazio perchรฉ non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adรนlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedoโ€.
 
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: โ€œO Dio, abbi pietร  di me peccatoreโ€.
 
Io vi dico: questi, a differenza dellโ€™altro, tornรฒ a casa sua giustificato, perchรฉ chiunque si esalta sarร  umiliato, chi invece si umilia sarร  esaltatoยป.

Parola del Signore

Fonte

A cura di Fabio Quadrini che cura, insieme a sua moglie, anche la rubrica ALLA SCOPERTA DELLA SINDONE: https://unaminoranzacreativa.wordpress.com/category/sindone/

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