Nella calca dei pensieri che si affollano nella nostra mente siamo bloccati come nella calca attorno a Gesù. Stiamo fermi ad aspettare un gesto dall’esterno, una parola, qualcosa che rimetta in movimento tutto, un punto da cui riprendere il discorso. La realtà ci si presenta davanti come un libro – qualche volta rischiamo di perdere il segno: le parole non ci dicono più nulla, slegate da quello che c’era prima e da quello che viene dopo non diventano vita, non diventano passi in avanti per tornare a rivolgersi a Dio, convertirsi.
Ma voce di Gesù a un certo punto si fa strada su tutto. La rabbia di Gesù è la rabbia di chi ama e vuole la salvezza dell’altro. Ci sta davanti, ma non lo vediamo, ci parla ma non lo ascoltiamo, continuiamo a chiedere segni dal cielo, prove, a confondere segni e realtà, quando abbiamo già ora tutto quello che ci serve.
Visto che continuiamo a perdere il segno possono essere utili due indicazioni. La regina pagana di Saba affronta un lungo cammino per mettere alla prova Salomone con i suoi enigmi, ma finisce per trovare risposte a quelli che erano i suoi, di dubbi. Salomone è stato segno della presenza di Dio per lei, la prima indicazione è dunque un invito a chiedere la Sapienza per cogliere con cuore libero i segni che sono già dati nella nostra storia. Occorre un cuore capace di riconoscere il male che ci abita, aperto alla conversione, ecco il senso della seconda indicazione, del segno di Giona, accolto a Ninive senza pretendere altri segni, che fa in prima persona un cammino di conversione per scoprire la grande misericordia di cui il Signore è capace.
Ed ecco, davanti a noi abbiamo qualcuno più grande di Salomone e di Giona, che si rivela nella misericordia, nel segno della croce, nella morte e resurrezione di Cristo. Cos’altro ci serve da questa vita, ora che il cielo è sulla terra?
Caterina Bruno
Rete Loyola (Bologna)
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato
A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.