Fabrizio Francesco Campus – Commento al Vangelo del giorno – 7 Ottobre 2019

Non c’è altra via per la vita eterna che la compassione. Gesù è inequivocabile su questo. Ogni scusa del dottore della Legge (e nostra) viene smontata dalla parabola “del buon Samaritano”, con la quale il Signore ci fa capire che non è l’abito che indossiamo a renderci o meno prossimi degli altri, ma ciò che facciamo o non facciamo.

Solo chi sa restare può essere definito prossimo di chi soffre, che non deve essere necessariamente stato riempito di botte come l’uomo di questa parabola, ma che può anche trovarsi a vivere un dolore o un fallimento.

Quante volte ci sentiamo come quest’uomo e quante volte vorremmo un samaritano accanto a noi. Gesù ci chiama a imitare il samaritano, a mostrare compassione, che non vuol dire semplicemente entrare in empatia ma entrare nella sofferenza altrui, come Lui è entrato ed entra quotidianamente nelle nostre.

Lui, che non si è limitato alle parole ma ha agito, arrivando addirittura a morire per noi. Che cos’è il nostro cristianesimo se ci limitiamo alle parole e poi, quando incontriamo un sofferente, passiamo oltre, pensando magari che non ci riguardi? La sofferenza dell’altro, ma anche le sue gioie, ci riguardano sempre, perché dopo l’Eucarestia è lì che incontriamo Cristo. E noi non possiamo amare Lui se non amiamo il prossimo.

Il Signore ci doni di incontrare tanti samaritani e di essere noi per primi il samaritano che passa al momento giusto, che non va oltre ma si ferma e si prende cura di Cristo stesso.

Fabrizio Francesco CampusCommento a cura di Fabrizio Francesco Campus

Il 5 Aprile 2015 ho ricevuto il Battesimo, diventando a tutti gli effetti cristiano cattolico, ma soprattutto figlio di un Dio che non ha mai smesso di cercarmi. La mia vita non è cambiata, ma è cambiato il mio sguardo su di essa. Non sono migliore, ma ora so di essere infinitamente amato e sono in cammino per imparare ad amarmi e ad amare così.

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Chi è il mio prossimo?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10, 25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore.

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