I discepoli ritornano dalla missione pieni di gioia perché hanno sperimentato l’autorità che il Signore ha dato loro contro la potenza del nemico. Il testo dell’invio in missione dei settantadue discepoli (cf. Lc 10,1-11) trova un parallelo nell’invio dei dodici (cf. Lc 9,1-4), quando Gesù invia i settantadue: “Li designò e li mandò a due a due”. Luca non ci dice che “diede loro autorità”, come troviamo sia in Lc 9,1 sia nel testo parallelo di Mt 10,1-14. I settantadue sono mandati come agnelli in mezzo ai lupi, nella povertà e nel bisogno, sono mandati a portare la pace e ad annunciare il regno di Dio.
Questa è l’autentica gioia che il Signore Gesù ci invita a riscoprire, la gioia di essere amati e scelti dal Signore sin dal primo giorno della creazione, sin dall’inizio della nostra vita.
“Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli” (Lc 10,20), perché nei cieli è il nostro tesoro, dove il ladro non arriva e tarlo non consuma (cf. Lc 12,33): lì è il nostro cuore. La gioia vera illumina ogni tenebra, ogni abisso, perché nasce dalla consapevolezza che niente potrà danneggiarci.
In questa gioia Gesù dà lode al Padre che ha nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le ha rivelate ai piccoli. Quali cose ha rivelato ai piccoli? Ai piccoli ha rivelato la gioia piena e autentica che nessuno potrà togliere loro (cf. Gv 16,22), una gioia che non nasce dalla consapevolezza delle nostre capacità, del nostro agire per quanto bello e buono, né dalla nostra conoscenza e sapienza per le quali possiamo farci maestri degli altri, né dalle ricchezze che possediamo insieme all’illusione di stabilità e sicurezza per il futuro. La vera gioia nasce da uno sguardo capace di vedere sempre e solo il Signore Gesù davanti a noi. In lui, nelle sue mani possiamo porre ogni nostro affanno e la sua presenza accanto a noi nei momenti di massima aridità e sconforto, in cui ci sembra di perdere tutto e non poter più fare nulla, ci rivela il vero volto del Padre che è misericordia e amore per ciò che noi siamo nella nostra autentica e assoluta povertà e miseria.
Ecco perché sono beati coloro i cui occhi sono capaci di vedere il Signore nella loro vita, nei fratelli e sorelle, perché questo sguardo li rende consapevoli che nulla potrà nuocere loro.
Il vangelo ci offre molti esempi di questa povertà: la peccatrice che può solo lavare con le lacrime i piedi di Gesù, l’emorroissa che osa sperare contro ogni speranza, il capo della sinagoga Giairo, il cieco di Gerico e Zaccheo. Anche oggi vediamo uomini e donne che non hanno paura di farsi poveri di tutto per conoscere solo il Signore fino al dono di sé, perché non hanno temuto quanti potevano ucciderli, ma non togliere loro la vita.
Stiamo attenti a non edulcorare troppo la povertà che il vangelo ci chiede, attaccandole un’etichetta indelebile di ideologia: finiremo per confidare in noi stessi e nelle nostre opere! Allora sì, dovremo avere paura dei ladri, dovremo difenderci con la violenza, con l’aggressione.
Ma questa è un’altra storia, non è più la nostra storia con il Signore Gesù. Egli ci mostra una via diversa, se sappiamo e vogliamo accoglierla. Una via di povertà autentica, di svuotamento, per diventare ricchi dell’unica cosa necessaria. Una via che ci porta alla gioia e alla beatitudine che è la comunione con il Signore, con i fratelli e le sorelle, con ogni creatura.
fratel Nimal
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Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10, 17-24
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».
Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
Parola del Signore