Il commento al Vangelo di domenica 6 Ottobre 2019 è curato dalle sorelle Clarisse di Borgo Valsugana, Trento.
L’utilità degli scogli
Viviamo in un tempo e in una cultura nella quale vige la norma del non avere norma: vige la norma del senza misura. …Che però produce una grande illusione: quella di essere onnipotenti, di essere il centro del mondo e della storia. La drammatica conseguenza di questa illusione è il crearsi di una catena di illusioni, destinate a divenire frustrazioni e depressioni. Infatti ogni nostro sogno di determinare il futuro come una linea retta ascendente…. si frantuma sugli scogli della realtà. Questo impatto ha il potere di aprirci gli occhi! …Si, gli scogli sono necessari! Già nel libro di Giobbe (38,10–11) Dio, rispondendo alle contestazioni che Giobbe gli muove immemore della propria piccolezza, rivela la necessità e l’utilità del limite a cui è sottomessa la natura umana. Dio paragona il limite dell’uomo agli scogli che frenano l’urto orgoglioso del mare: quindi il limite è cosa buona e salva dalla distruzione! Questo annuncio è una buona notizia anche per noi che viviamo in mezzo a forze enormi che paiono senza limiti: basti pensare alle potenze militari, economiche, politiche che pretendono di dirigere l’umanità. Le Scritture ci dicono che l’orgoglio di queste forze è destinato a infrangersi contro il limite loro imposto da Dio. In attesa del giorno in cui ciò accadrà, mentre gli tsunami della vita imperversano, occorre riporre attivamente la propria fede in Dio, che ha già vinto ogni male e ogni violenza. La fede, infatti, è sempre attiva: è forza, carità e prudenza, cioè risposta risoluta, fantasiosa e saggia alle sfide del presente, affinché sulla nostra limitatezza e povertà risplenda la gloria di Dio!
Prima lettura
Attesta un termine
Abacuc assiste al drammatico scontro fra due potenze politiche, quella assira e quella babilonese. Mentre questi due colossi si succedono sulla scena del mondo, il popolo d’Israele resta fragile, tragicamente esposto al rischio di soccombere. Quando sono i giganti a scontrarsi, anche la violenza è decuplicata. La fede del profeta si fa accorato appello, affinché Dio non resti spettatore del male. Questa implorazione sofferta di Abacuc ci dice che la rivelazione divina non è consolazione a buon mercato, poiché la fede si coniuga sempre con l’attesa, e l’attesa è l’altro nome della pazienza… nella certezza che per ogni violenza è stato scritto un termine.
Seconda lettura
Custodisci il bene che ti è stato affidato
La grazia di Dio sposa e anima dal di dentro la nostra debolezza, non fa di noi dei superuomini, piuttosto uomini di fede. La fede è un dono vivo che cresce con noi (o decresce, se non la traffichiamo…), che cresce mentre la si esercita. Nessuno di noi ha riserve inesauribili di fede: sempre essa ci viene donata e, molto spesso, viene accresciuta in noi attraverso la testimonianza dei fratelli: come non pensare ai tanti martiri del nostro tempo che, con la loro mitezza, ci stanno insegnando che cosa significa amare? Seguire il Signore Gesù non è scontato né facile: perché l’atto stesso di amare pone davanti alle esigenze radicali dell’Amore che Gesù ha rivelato col suo amarci sino alla fine, sino al dono di se stesso. L’amore, quando è vero, si congiunge sempre con il coraggio di soffrire per l’amato. Per questo Paolo esorta anche noi a custodire il bene che ci è stato affidato.
Vangelo
La fede e l’obbedienza
La fede si nutre di ascolto e l’ascolto si nutre di obbedienza. Potremmo sintetizzare così, nell’interdipendenza di fede, ascolto e obbedienza il percorso racchiuso nel brano evangelico di oggi e già esplicitato nella colletta iniziale della messa. Ma la prospettiva dischiusa dal testo che oggi proclamiamo è straordinaria. Non cediamo alla tentazione di pensare al padrone della parabola come a un uomo senza cuore, piuttosto lasciamoci provocare dalla coscienza che il servo ha di essere tutto relativo al suo padrone, tutto dedito al suo servizio. Sì, certo, ci vuole fede ad agire così, a vivere posticipando l’io al tu dell’altro… Infatti la domanda dei discepoli è proprio quella che il Signore accresca in loro la fede. La risposta di Gesù è strabiliante, perché ai discepoli, che si sentono smarriti di fronte alle esigenze della vita, del perdono incondizionato da dare all’altro, addita la forza intrinseca della fede che, anche quando è piccolissima, è fortissima. Paradossalmente è come se Gesù ci dicesse che non importa quanta fede abbiamo: importa che la viviamo!
Messale festivo 2019 delle Edizioni Messaggero Padova
Il Messale delle domeniche e feste 2019 è pensato per aiutare a partecipare attivamente alla liturgia, servendosi anche delle accurate introduzioni alle singole feste. Contiene tutti i testi liturgici del Messale e del Lezionario delle domeniche e feste, dal primo gennaio fino all’ultima domenica di dicembre 2019, con un ampio approfondimento liturgico-pastorale per chi vuole preparare o continuare a casa la riflessione sulla Parola.
Introduzioni alle celebrazioni, presentazioni e commenti alle letture del Vangelo sono curate delle suore clarisse del Monastero San Damiano di Borgo Valsugana (TN) * preghiere dei fedeli a cura della Comunità di Bose
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Letture della
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Il giusto vivrà per la sua fede.
Dal libro del profeta Abacuc
Ab 1,2-3;2,2-4
Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese.
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 94 (95)
R. Ascoltate oggi la voce del Signore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». R.
Seconda Lettura
Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
2 Tm 1,6-8.13-14
Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza.
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo.
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.
Parola di Dio
Vangelo
Se aveste fede!
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17, 5-10
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Parola del Signore