Commento a Mt 11,25-30
Proprio nel momento dell’insuccesso della sua missione Gesù rende lode al Padre. Anziché imprecare, straordinariamente ringrazia. Perché a Lui innanzitutto sta bene ciò che sta bene al Padre. Non la rovina di alcuni, ma di certo la sensibilità dei piccoli che, per contrasto rispetto ai grandi ottusi, tutto sono capaci di ricevere da Dio.
La “piccola via” di Santa Teresina è innanzitutto quella scelta da Gesù: attenzione a ogni foglia che vola nel vento, a ogni stella che brilla lontana, a ogni battito che gioisce nel cuore. Questa è la mitezza: saper tastare, sfiorare, accarezzare, ogni volta con opportune intensità differenti, le cose limitate che si presentano discretamente nella nostra esperienza per forza di cose limitata. Se i grandi grossolani non si curano di tali piccolezze perché sono inebriati dalla ricerca e dalla conservazione del loro potere politico, economico, religioso o culturale, agli occhi stupiti dei piccoli tutte accadono come meraviglie.
Non da afferrare, ma da lasciare libere e da ringraziare; così più ci affidiamo, più conosciamo. I piccoli sono curiosi e pronti a imparare ogni cosa, mentre i grandi pretendono di sapere tutto su Dio, sull’uomo e sul mondo. Se i grandi si ritrovano alla fine con un cuore piccolo e indurito, i piccoli invece senza presunzioni di sorta si lasciano dilatare nella misura cosmica dell’amore di un Dio che vive integralmente il suo essere limitato in un Bambino.
Anche oggi, in Gesù che nonostante tutto ringrazia il Padre gustiamo la dolcezza della libertà; non tanto perché siamo indifferenti all’insuccesso, quanto perché proprio nell’insuccesso Gesù mostra il volto umanissimo di Dio e divinissimo dell’uomo. Il limite della nostra carne che anziché lanciarsi in sfide prometeiche inconcludenti preferisce vivere radicalmente il suo essere una zolla di terra amata, infatti, è la via d’accesso più sicura per imparare ad accorgerci della tenerezza premurosa del Padre.
Anche nel più microscopico frammento di noi, i piccoli hanno la sensibilità di vedere il tutto vivificato dal respiro stesso di chi riempie ogni cosa.
25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Commento a cura di:
Piotr Zygulski, nato a Genova nel 1993, dopo gli studi in Economia all’Università di Genova ha ottenuto la Laurea Magistrale in Filosofia ed Etica delle Relazioni all’Università di Perugia e in Ontologia Trinitaria all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), dove attualmente è dottorando in studi teologici interreligiosi. Dirige la rivista di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” (sito).
Tra le pubblicazioni: Il Battesimo di Gesù. Un’immersione nella storicità dei Vangeli, Postfazione di Gérard Rossé, EDB 2019.