“La gente che dice che io sia?”: è una domanda che pone Gesù, ma è una domanda che ci poniamo anche noi. Chi siamo? Gli altri che cosa dicono di noi? “Nessuno di noi è separabile dalla rete dei legami che ci costituisce. Il ‘chi siamo’ è sempre relazionale” (Chiara Giaccardi). La mia identità è plasmata (anche) dal padre e dalla madre che ho avuto, dai fratelli e dalle sorelle che mi sono stati dati, dagli amici, dagli insegnanti, dalle persone che ho incontrato che, nel bene e nel male, hanno segnato la mia vita. E ancora, ciascuno di noi “è parlato”; quante cose si sono dette e si dicono di noi! Giudizi e interpretazioni di ciò che abbiamo fatto o detto, lodi meritate o immeritate o, a volte, non troppo gratuite.
Guardiamo a cosa è stato detto di Gesù nei vangeli, lui che fin dalla nascita è definito “segno di contraddizione” (Lc 2,34). I suoi familiari lo giudicano “fuori di sé” (Mc 3,21); alcuni dicono che scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni (cf. Lc 11,15); Erode pensa sia Giovanni Battista ritornato in vita (cf. Mc 6,14); altri pensano di conoscerlo come “il falegname”, come figlio di …, fratello di … (cf. Mc 6,3); a volte le folle restano ammirate, vogliono addirittura farlo re! Sono soltanto alcuni esempi. Chi è Gesù in verità? Nel passo che la liturgia ci propone per oggi troviamo altre risposte della gente: per gli uni è Giovanni Battista, per altri Elia, per altri ancora uno degli antichi profeti risorto. Certamente Gesù continua la missione del Battista, il suo precursore; certamente Gesù è un profeta, ma non è soltanto questo. Ed ecco allora la domanda ai discepoli, a quelli che hanno condiviso il suo cammino e gli sono stati più vicini: “E voi, chi dite che io sia?”. Pietro si fa portavoce dei dodici e risponde: “Il Cristo di Dio”.
La vera identità di Gesù è data dal suo rapporto con il Padre. Se il vangelo di Marco e di Matteo collocano questa confessione di Pietro di fronte a Cesarea di Filippo, di fronte cioè alla città costruita in onore del re terreno, quasi a ribadire che Gesù è il vero re, nel Vangelo di Luca il dialogo tra il Signore e i suoi discepoli si svolge dopo che hanno pregato in solitudine. Il testo suona un po’ strano; dice che Gesù è in solitudine a pregare ed erano con lui i suoi discepoli. È solo o è con i discepoli? Nella preghiera, sia essa personale o comunitaria, si è comunque soli davanti a Dio ed è in questa solitudine che riconosciamo Gesù come il Cristo di Dio, ed è in questa solitudine che scopriamo la nostra verità, la nostra identità profonda. Gesù non si lascia distrarre da ciò che la gente dice di lui, non si lascia frastornare dalle lodi e da facili entusiasmi.
Ogni volta ritrova pace, forza, risolutezza nel dialogo con il Padre e chiede a Pietro e ai suoi discepoli di fare la stessa cosa. Chiede anche a noi di fare la stessa cosa. Noi non siamo soltanto l’eredità biologica, psichica, esistenziale che ci ha plasmato; non siamo soltanto ciò che abbiamo ricevuto in bene e in male, non siamo soltanto (a volte per niente) ciò che gli altri dicono di noi. Tutto questo può essere rielaborato e vissuto in modalità molte diverse; può diventare una prigione che ci soffoca, che ci obbliga a recitare una parte, può diventare un’occasione per chiederci che cosa conta davvero per noi, che cosa riteniamo essenziale per la nostra vita, da chi veramente dipendiamo. Siamo figli nel Figlio di Dio, pronti ad ascoltare e fare la sua volontà o siamo in balia di ciò che gli altri dicono di noi?
sorella Lisa
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Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9, 18-22
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Parola del Signore