La giustizia è la misericordia verso i fratelli debitori
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Am 8,4-7 Sal 112 1Tm 2,1-8
Subito dopo le parabole della misericordia, Gesù ne narra un’altra. Quelle del capitolo 15 erano la risposta ai farisei e agli scribi che lo accusavano di accogliere i pubblicani e i peccatori; a questi ultimi sembra essere rivolta quella che inaugura il capitolo 16 e che è in continuità con le precedenti. Infatti essi, come l’amministratore accusato di essere disonesto con il suo padrone, sono chiamati a leggere l’atteggiamento di Gesù nei loro confronti come un giudizio e un avvertimento. La misericordia non è accondiscendenza al male, ma è un appello forte e stringente a cambiare stile di vita e priorità.
La prima lettura è un duro atto d’accusa a coloro che agiscono senza il timore di Dio e il rispetto del prossimo. L’avidità e l’arroganza umiliano i poveri la cui condizione grida giustizia al cospetto di Dio. Egli interviene per salvare non solo i poveri, ma anche i malvagi perché, come afferma Paolo nella seconda lettura, Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Le parole del padrone mettono l’amministratore davanti alle sue responsabilità ma anche alla realtà dei fatti: egli deve lasciare l’amministrazione.
L’amministratore disonesto, come il figlio minore della parabola precedente sperpera i suoi averi. L’uso dei beni è finalizzato al godimento. Arriva il momento in cui il meccanismo s’inceppa, il figliol prodigo finisce in miseria e deve ripiegare a pascolare i porci senza però ricevere nulla, l’amministratore disonesto sta per finire sulla strada. Davanti a questa crisi profonda in cui vengono meno le certezze fondate su ciò che si possiede, sia il figlio minore che l’amministratore reagiscono. Il primo pur di essere accolto di nuovo nella casa del padre è disposto a rinunciare al proprio essere figlio e a diventare uno dei servi, l’amministratore rinuncia al suo onorario per guadagnare l’amicizia dei debitori.
Nella parabola del Padre misericordioso il figlio non solo viene accolto, ma è elevato alla dignità di re con la veste più bella, l’anello e i sandali. Nella parabola successiva il padrone loda il suo amministratore e si potrebbe intuire anche che lo riabilita. Le due parabole offrono due punti di vista diversi riguardo all’esperienza della misericordia.
La salvezza non consiste nel ristabilimento solamente della relazione con Dio, ma anche di quella con i fratelli. Se davanti a Dio bisogna riconoscere il proprio peccato, nei confronti dei fratelli è necessario con-donare i loro debiti. L’amministratore, messo alle strette, comprende che la vita si gioca sulle relazioni personali per le quali bisogna investire ogni bene.
L’amministratore è l’immagine dell’uomo al quale viene rivelato che attraverso la porta stretta si passa solamente con le cose che rimangono: l’amicizia e l’amore.
La conversione di quest’uomo consiste nel decentrare la sua attenzione dalle ricchezze e concentrarla sulle persone, soprattutto quelle più vicine.
Le cose di questo mondo ci seducono, ci danno l’illusione di renderci felici o addirittura onnipotenti, ma poi si diventa schiavi, impoveriti, abbandonati. La ricchezza usata per il piacere ci svuota di entusiasmo, creatività e vitalità. Se i beni terreni li usiamo per fare festa nella condivisione ed essere accolti da fratelli, allora siamo veramente salvi.
Auguro a tutti una serena domenica e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.
Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7
Il Signore mi disse:
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 112 (113)
R. Benedetto il Signore che rialza il povero.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo. R.
Seconda Lettura
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 2,1-8
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.
Parola di Dio
Vangelo
Non potete servire Dio e la ricchezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-13
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore
Oppure forma breve: Lc 16,10-13