Commento al Vangelo di domenica 22 Settembre 2019 – mons. Giuseppe Mani

Una nuova lezione per educare i suoi discepoli: il loro rapporto col denaro. Mai più attuale che in questo tempo di crisi economica mondiale.
Il denaro snatura i rapporti umani fino alla famiglia. La questione di una eredità può distruggere l’armonia di fratelli e sorelle. Niente di più temibile degli effetti del denaro sulle coscienze e sulla vita della società. “Là dov’è il tuo tesoro è il tuo cuore”. Bisogna scegliere e il passaggio ci porta a concludere senza indugi “Non si può servire a due padroni”.
Però bisogna servirsene. Che uso si augura Gesù per i suoi discepoli? Assai furbi come figli della luce ma non maligni come quelli delle tenebre.

I denari non sono cattivi. La busta paga di un operaio è sacra. L’economia capitalista, divenuta folle per i grandi profitti di qualcuno a scapito dei singoli e degli stati fa vivere il dramma del trasferimento del denaro, frutto del lavoro, in ricchezza virtuale. La sua perversità è così grande da non vergognarsi. Non si può più vivere
con le malefatte del denaro che è diventato re. “Il vitello d’oro è sempre in piedi e se ne adora la sua potenza”: In questo senso Gesù ci dice giustamente che non si può servire a due padroni: il denaro, nel senso dell’economia, è un vero padrone.
Nel vangelo di Luca Gesù ci da due possibili lezioni sull’uso del denaro e dell’accecamento che provoca.
Le imprecazioni del profeta Amos contenute nella Prima lettura di questa domenica sono eloquenti circa il pensiero di Gesù: “Quando voi calpestate il povero e sterminate gli umili del paese. Il Signore lo giura, non lo dimenticherà”.
E’ facile fare l’attualizzazione alla situazione del XXI secolo.
L’uso del denaro è tutto pervertito?
La prima parabola ci mostra tutte le manomissioni a cui può essere sottoposto il denaro: stringere rapporti sotto tavolo, compromessi nell’ombra ecc. Perché non rendere tutto chiaro e usare le strategie furbe per togliere gli uomini dalla miseria? “I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce”.

Ma aldilà della coscienza morale personale da illuminare. il rigetto di certi gruppi di uomini possono essere più distruttrici per le masse umane. Alle porte della nostra società “dell’emisfero nord” gridano gli emigrati che vanno e vengono sulla terra. Fuggono dal loro paese per la guerra, la fame e sono rifiutati dai paesi privilegiati. Per la paura dell’incapacità di gestire un problema planetario i paesi ricchi chiudono le frontiere. La reazione dei cristiani è diversa: alcuni si scandalizzano di queste chiusure altri accettano e fanno il possibile per l’accoglienza. E’ una goccia d’acqua nell’oceano dell’emigrazione ma è grido contro lo scandalo di tanta disumanità.
L’accoglienza di coloro che gridano alle nostre porte richiama la responsabilità sulle cause che aprono la strada dell’esilio. Aprire gli occhi e cercare come fare senza mai addormentarsi nella fatalità e nell’impotenza. Spesso bisogna inventare misure di urgenza senza dimenticare le necessità di lungo termine.
La trasformazione dello sguardo del discepolo è lontano da semplificare l’azione. Ci mette al cuore delle nostre responsabilità di uomini associati a Cristo di salvare, come lo ripeteva Paolo VI alla fine del Concilio, “Tutto l’uomo. Tutti gli uomini”.
Il compito è infinito ma per questo non è meno urgente: bisogna rispondere passo a passo. Abbassare le braccia è la peggiore delle tentazioni. Non è possibile fuggire dalle nostre responsabilità di discepolo nella lotta che Gesù ha iniziato contro tutto ciò che sfigura l’uomo: cooperare alla salvezza che Gesù ha offerto a tutti. “Io non sono venuto per distruggere ma per salvare”.

Niente è più senza uscita dell’accecamento che produce la ricchezza. Lo scarto insormontabile che si crea anche nel seno di Abramo. La liturgia di oggi introduce la lettura di Amos per introdurre la lettura di Lazzaro che però ci sarà proposta la prossima domenica.

Fonte – il sito di mons. Giuseppe Mani

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Letture della
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.

Dal libro del profeta Amos
Am 8,4-7

 
Il Signore mi disse:
 
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
 
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Sal 112 (113)

R. Benedetto il Signore che rialza il povero.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. R.
 
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra? R.
 
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo. R.

Seconda Lettura

Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1 Tm 2,1-8

 
Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
 
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
 
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

Parola di Dio

Vangelo

Non potete servire Dio e la ricchezza.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16, 1-13
 
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
 
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
 
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
 
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
 
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
 
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
 
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
 
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Parola del Signore

Oppure forma breve: Lc 16,10-13

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