Prima lettura: la Sapienza. “Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le loro riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni”.
Non siamo fatti per rimanere sulla terra fermi, ma siamo nati per camminare verso l’eternità: e energia e sofferenza sono richieste per avanzare: il quieto vivere non è nel piano di Dio.
1. Fisicamente: per andare da un posto all’altro durante il tempo tra nascita e morte: vita sociale.
2. Intellettualmente: quanta fatica per imparare; il computer non imparerà mai per me; io imparo e nessuno può farlo per me, come io non posso delegare chi impari per me.
3. Spiritualmente: si tratta nel lasso di una breve vita mortale di raggiungere il Paradiso, superando non solo gli ostacoli del peccato, ma diventando nell’amore a Dio e nella carità verso il prossimo, un po’ per volta sempre più divini da poter godere Dio per tutta l’eternità.
Nel Vangelo di oggi leggiamo le condizioni per diventare veri discepoli del Signore: le esigenze della sequela di Gesù, che suonano un po’ aspre al primo ascolto sono:
1. amare Gesù più dei propri cari, padre e madre, fratelli e sorelle, e perfino la propria vita: solo Gesù deve rimanere l’oggetto del mio amore.
2. portare la croce, quella della nostra vita quotidiana che passa inesorabilmente: senza nasconderla e senza nasconderci perché passi inosservata.
3. rinunciare ai beni temporali che non potremo portare con noi, e che sempre ci legano al mondo.
Gesù fece questo discorso mentre era in cammino verso Gerusalemme, con molta gente, a cui chiese: “Sapete perché andiamo a Gerusalemme”?
In effetti quella folla lo seguiva forse per motivi umani cercavano una pace e giustizia sociali, erano molto interessati alle cose buone della vita; gli andavano dietro sperando di ricavare dei vantaggi da lui. C’erano gli affamati che volevano essere saziati; i malati che volevano essere guariti; i poveri che volevano diventare ricchi; gli zeloti che volevano ribellarsi alla dominazione romana, ecc. Altri volevano ottenere una posizione migliore nella società; lo seguivano per ottenere cose buone della vita temporale; stare bene senza problemi per sé e per gli altri.
Perciò per 3 volte Gesù scandisce la frase:”Non può essere mio discepolo”.. chi non lo ama più delle persone care; chi non porta la propria croce; chi non rinuncia ai propri averi.
Viviamo in un periodo ove vige la ricerca dei successi, della bella vita, del consumismo sfacciato, della pubblicità pornografica più spudorata, del terrorismo, della comodità nella sfrenata ricchezza, di inebriarsi di stupefacenti e droga: ecc.
Così non si può essere veri discepoli di Cristo.”Siete stati comprati a caro prezzo”, grida il grande apostolo Paolo(1Cor. 6,20). Essere cristiani vuol dire fare una scelta coerente, o con Cristo o contro Cristo. Sapere quello che bisogna fare e non farlo, è la più grande viltà d’incoerenza!
Tre esempi e avvenimenti:
1. Santa Madre Teresa. Lei ha dato tutto a Gesù per tutta la sua vita, giorno dopo giorno e con grande gioia.
2. Il martirio di Sr. Leonella Sgorbati Missionaria della Consolata, trucidata a Mogadiscio nel 2006 il 17 settembre. Sapeva del pericolo in cui si trovava, ma per amore di Gesù a cui aveva e dava tutto… diede perfino la propria vita. La commissione per la causa dei Santi ha approvato all’unanimità che Sr. Leonella fu una martire.
3. Cancelliere Tommaso Moro, si trovò davanti ad una scelta importante per la sua fede cristiana e cattolica: amare e servire il re Enrico VIII e i suoi capricci, con lauto compenso, o amare e seguire la sua fedeltà a Cristo. Scelse la sua fede con coraggio e la sequela di Cristo. Fu condannato a morte e sembrò uno sconfitto. In realtà è stato un martire e testimone della fede, e oggi lo veneriamo come grande Santo Martire, mentre il re Enrico VIII lo ricordiamo come re crudele e scismatico.
La Vergine Maria ci aiuti ad essere, nella vita, coerenti e veri testimoni di Cristo, nella vera umiltà e totale povertà.
Letture della
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
Dal libro della Sapienza
Sap 9, 13-18
Quale uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.
Seconda Lettura
Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo.
Dalla lettera a Filèmone
Fm 9b-10.12-17
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.
Parola di Dio
Vangelo
Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 25-33
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Parola del Signore