Il commento alle letture del 2 Settembre 2019 a cura di Mons. Costantino Di Bruno, Sacerdote Diocesano dell’Arcidiocesi di Catanzaro–Squillace (CZ).
Aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto
1 Ts 4,13-18; Sal 95; Lc 4,16-30
Quanto avviene nella sinagoga di Nazaret è frutto della sapienza dello Spirito Santo che aleggia su Cristo Gesù. La sapienza è nella scelta del testo da leggere e da commentare. In Isaia infatti vi sono molti testi che sono vera profezia esplicita sul Messia che verrà. Attualmente non è l’ora di rivelare la sua perfetta identità di Cristo di Dio. Quest’ora per il popolo sarà il giorno del suo ingresso solenne in Gerusalemme donando compimento alla profezia di Zaccaria. Oggi Gesù deve però attestare che Lui viene da Dio. Viene come profeta del Signore. Viene per realizzare alcune opere specifiche: portare ai poveri il lieto annunzio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi, proclamare l’anno di grazia del Signore. Sono queste opere del Messia, ma anche del profeta. Esaminando bene ogni cosa, sono tutte opere che si compiono con la parola. Non si richiede nessun’altra cosa. Non occorrono eserciti né soldati, né spade, né lance, né armi di offesa, né di difesa. La parola è sufficiente. Ora con la Parola agiva solo il profeta. I re agivano con le armi, con gli eserciti, con una corte tutta a loro servizio. Il profeta ha agito sempre da solo. Tutti i grandi profeti sono senza persone accanto. Solo Elia per qualche tempo fu accompagnato da Eliseo. Eliseo stesso fu profeta senza altri profeti al suo seguito. Aveva solo un servo che lo accompagnava lungo il cammino. Essendo opera profetica quanto Gesù legge, nessuno potrà mai pensare che Lui sia il Messia. Lo possono pensare tutti, Lui però né oggi né domani lo potrà dire. Anche i diavoli lo dicono. Lui però deve tacere su questo mistero che lo avvolge. Lo esige la storia.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
La saggezza di Gesù si manifesta anche nella conduzione del dialogo con quanti erano presenti nella sinagoga. Citando Elia ed Eliseo, Lui conduce il popolo a vederlo per il momento solo come profeta. Se è vero profeta non è obbligato a compiere nessuna opera. Le opere dei profeti sono la Parola di Dio da essi annunziata e che si compie a suo tempo. A volte possono passare anche secoli. Il compimento rivela che essi erano veri profeti. Parlavano in nome di Dio. Gesù non chiede che subito credano alla sua Parola. Prepara i cuori a credere quando la sua Parola si sarà compiuta. Anche questa è sapienza divina. Ma quelli di Nazaret oggi si lasciano governare dalla stoltezza e giungono finanche a volere uccidere Gesù gettandolo dalla rupe. Lui però dona un grandissimo segno del suo essere uomo di Dio. Divide in due la folla così come Mosè divise il Mar Rosso, passa in mezzo e si allontana. Dal Vangelo sappiamo che non molto tempo dopo Gesù ritorna in Nazaret e questa volta fu accolto con gioia. Il seme della Parola era stato gettato nei cuori. Qualcosa aveva iniziato a germogliare. Quando l’uomo di Dio parla con grande sapienza di Spirito Santo, il resto lo farà il Signore.
Madre di Dio, Angeli, Santi, colmateci di sapienza di Spirito Santo oggi e sempre.