Il commento alle letture di domenica 1 Settembre 2019 a cura dei Missionari della Via.
Meditiamo la Parola
Il brano evangelico di questa domenica ci presenta Gesù invitato a pranzo da un fariseo (è il terzo e ultimo invito che Gesù accetta da un fariseo). In questa sala gli invitati stanno ad osservare Gesù e Gesù osserva gli invitati. Lo spunto per la parabola che Gesù racconta gli viene offerto da ciò che vede: «come (gli invitati) sceglievano i primi posti».
Interessante come Gesù veda non solo il fatto che occupino i primi posti ma anche il come lo fanno; il come che indica un modo spesso presuntuoso, arrivista, di chi si sente meglio degli altri. Eh sì, il modo come facciamo le cose, l’atteggiamento che assumiamo, indica il nostro mondo interiore, la verità o la menzogna che vi è in noi. Un modo oggi spesso violento di prevaricazione sugli altri, e quando dico violento non intendo solo violenza fisica ma violenza a tutti i livelli.
Quanti oggi per andare avanti nella vita, per far carriera, cercano raccomandazioni a persone che li mettano ai primi posti pur non avendone né il diritto, né le capacità. Altro che meritocrazia! Oggi stiamo purtroppo assistendo ad una forma di clientelismo, di favoritismo di cui vergognarsi. E così finiamo spesso per vedere persone incapaci che occupano posti importanti che richiederebbero ben altre capacità intellettive e morali. Ma questo modo di fare trova l’ammonizione di Gesù: «mettiti dietro per non dover poi con vergogna essere messo dietro da altri!». Questo spesso oggi non accade, ma di sicuro accadrà un giorno, quando Dio darà a ciascuno secondo le sue opere.
Che sorpresa quando vedremo alcuni che si erano messi ai primi posti seduti agli ultimi posti, e altri che erano agli ultimi posti messi ai primi posti. Gesù dunque, ci dice questo non come semplice consiglio di galateo, ma vuole metterci in guardia dalla ricerca sfrenata dei primi posti, dai desideri di grandezza fine a sé stessa, dalla volontà di volere primeggiare sugli altri a discapito degli altri, di cercare solo il proprio tornaconto. In questa vita neanche Gesù si è preso (pur potendo!), il primo posto, ma si è messo all’ultimo divenendo il servo di tutti e l’ultimo di tutti.
Il «mettersi all’ultimo posto» è il gesto che ci rivela l’umiltà, l’amore e l’agire di Dio: Egli ha messo l’uomo davanti e sopra di sé. «Quanto più sei grande, tanto più fatti umile» (Sir 3,18) dice infatti il libro del Siracide. Solo così Gesù, che è Dio, poteva vincere la nostra mania di onnipotenza e di grandezza. L’invito di Gesù a metterci all’ultimo posto allora è umiltà, amore, servizio, come adire: mi metto dopo di te perché voglio che tu sia servito prima e meglio.
“Non ferire o umiliare i nostri fratelli è il nostro primo dovere verso di loro, ma non è sufficiente fermarsi lì. Abbiamo una missione più alta: essere loro di servizio dovunque ne abbiano necessità” (S. Francesco d’Assisi). Gesù, dopo quanto detto sugli invitati, dice qualcosa che riguarda colui che lo ha invitato: «Quando offri un pranzo non invitare coloro che ti possono ricambiare!». Si, anche invitare Gesù, il maestro, era un segno di potere, di visibilità dei farisei. Possiamo dunque immaginare la faccia di quel fariseo che si sentiva spronato a invitare poveri, storpi, zoppi, ciechi, persone che per la loro condizione non potevano ricambiare, persone che non potevano nemmeno entrare al tempio perché considerati impuri!
Un’attenzione agli ultimi, a coloro che non possono darmi nulla in cambio in questa vita, come è difficile per noi entrare in questa logica di gratuità, di inviti a “perdere”. Spesso, quando facciamo delle cose, pensiamo anche se tutto ciò mi possa tornare utile, se posso averne un tornaconto. In fondo quella persona è influente se faccio qualcosa per lui, lui può fare qualcosa per me!
No, niente di tutto ciò, Gesù mi dice altro, mi dice di accogliere «quelli che nessuno accoglie, dona a quelli che non ti possono restituire niente. E sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Che strano: sembrano quattro categorie (poveri, storpi, zoppi, ciechi) di persone infelici, eppure nascondono il segreto della felicità. Sarai beato, troverai la gioia. La troverai, l’hai trovata ogni volta che hai fatto le cose non per interesse, ma per generosità. L’uomo per star bene deve dare. È la legge della vita. Perciò anche legge di Dio, Sarai beato, è il segreto delle beatitudini: Dio regala gioia a chi produce amore» (Ermes Ronchi).
Preghiamo la Parola
Gesù mite e umile di cuore rendi il mio cuore simile al tuo (S. Teresina di Lisieux).
VERITA’: Vita interiore e sacramenti
Cerco di coltivare l’umiltà? Innanzitutto, mi sento piccolo davanti a Dio? Cerco di avere una giusta considerazione di me (fragilità – pregi)?
Tendo a giudicare facilmente gli altri, a sottolinearne le mancanze, finendo per sentirmi migliore?
CARITA’: Testimonianza di vita
Cerco di coltivare l’umiltà negli atteggiamenti e nel modo di parlare?
La mia carità è rivolta solo a “quelli del giro” o cerco di fare del bene a tutti? A casa ho mai invitato qualcuno che non sia né un familiare né un amico?
Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.
Dal libro del Siràcide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]
Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 67 (68)
R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome. R.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.
Seconda Lettura
Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.
Parola di Dio
Vangelo
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore