Il biblista don Fabio Rosini commenta il Vangelo di domenica 1 Settembre 2019 – XXII domenica del Tempo Ordinario, dai microfoni di Radio Vaticana e dalle pagine dell’Osservatore Romano e di Famiglia Cristiana (a seguire).
Gli invitati alle Nozze
«Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto».
Questo Vangelo è certamente una chiamata all’umiltà, ed è una luce sempre imprescindibile nella nostra avventura di cristiani: ma questo tema lo troviamo anche nella bellissima prima lettura della liturgia; e forse possiamo permetterci di andare a un livello ulteriore.
Noi cristiani sappiamo che le vere nozze sono quelle dell’Agnello — la liturgia originariamente direbbe: «Beati qui ad Cenam Agni vocati sunt», con riferimento alla grande scena delle nozze dell’Agnello con la sua sposa, la Chiesa, di Ap 19, 7.9.
Invitati a queste Nozze che sono il Regno di Dio, noi siamo la Sposa dell’Agnello. Tale invito implica uno stile: in queste Nozze si entra senza mettersi al primo posto.
Abbiamo pensato spesso che il nostro compito fosse farci avanti, mostrarci, sottolineare la nostra presenza, proporci e avere un ruolo importante. Ma san Paolo dice: «Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini» (1Cor 4,9).
A ben vedere il vero problema qual è? Né il primo né l’ultimo posto, ma quello che ci assegna il Padre! Ci scervelliamo per essere visibili, ma questo è affar Suo. Non c’è da salire sul pinnacolo del tempio, ma se siamo la luce che deve splendere davanti agli uomini, è lui che la accende e la mette sul candelabro (Mt 5,15s).
San Massimiliano Kolbe, posto sul candelabro ad Auschwitz, entrò nelle Nozze diventando una carne sola con lo Sposo, dando spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini.
Quando iniziamo a lasciarci assegnare il posto, sperimentiamo la creatività del Padre che fa le sue scelte sorprendenti e salva il mondo per mezzo di ciò che è stolto, debole, ignobile e disprezzato (1Cor1,27s).
Allora capiamo perché è opportuno invitare alla cena «poveri, storpi, zoppi, ciechi». Sono coloro a cui si annunzia la Buona Novella. Questi ci faranno entrare «nella resurrezione dei giusti».
LASCIARE CHE IL SIGNORE CI METTA DOVE VUOLE LUI
La parabola che costituisce la prima parte del Vangelo di questa domenica invita a prendere «l’ultimo posto». Che posto è? È la posizione che si assume in una relazione autentica con il Padre celeste. Adamo si mise al primo posto, provando a prendersi la posizione di Dio stesso, con risultati disastrosi.
La salvezza è diventare discepoli, ossia chiamati a seguire Gesù, e se Lui ci guida ci conduce al posto giusto, che è la nostra missione.
Abbiamo paura di seguirlo perché la nostra anima è presa dall’ansia da primo posto, dalla paura di non essere importanti, dalla voglia di essere riconosciuti. A che pro? Quando il cuore è intasato dall’ossessione di controllare l’onore che ci viene riconosciuto, si vive un’esistenza intessuta di cose che durano cinque minuti.
Il Signore ci ha chiamato a qualcosa di molto più importante e solido. Ha un posto da darci, quello in cui si riceve una dignità che rende liberi e che il disprezzo altrui non può scalfire. C’è da smettere di imporre il ritmo all’esistenza e lasciarsi condurre dalla Provvidenza. E si entra in una qualità diversa di gioia. Sarà una festa che non finisce e che nessuno può intaccare.
Quanti cristiani, nella storia, hanno assaggiato la pienezza quando hanno smesso di scegliersi il posto e si sono lasciati assegnare il posto da Dio! Questa gioia è fatta di atti di abbandono.
Che tipo di soddisfazione cercare nella vita? Per quale ricompensa vivere?
Gesù, nella seconda parte del Vangelo, descrive l’organizzazione di una cena e di una strana lista di invitati: c’è da depennare amici, familiari e ricchi vicini, una sorta di “famiglia” secondo la carne da trascurare. E mandare l’invito a «poveri, storpi, zoppi, ciechi», persone che arrivano senza gadget, non hanno un cadeau da offrire. La distinzione alla fin fine è: vivere per essere servito o servire? Essere sfamati o sfamare? Non è solo questione di scegliere estranei o meno, ma chi non ha niente da dare. Che potrebbe essere anche proprio mio fratello o chi mi sta vicino, quando è uno dei «poveri, storpi, zoppi, ciechi» – perché ogni uomo sa essere cieco, ha i suoi aspetti poveri, ha le sue lentezze, le sue storture.
AMORE INCONDIZIONATO.
Nei corsi prematrimoniali, quando si preparano le nozze, bisogna addestrare i futuri coniugi alla verità del matrimonio che non è una chiamata a stare con l’altro perché è appagante, intelligente, bravo, bello, ma all’amore vero, che è incondizionato. In ogni matrimonio, infatti, presto o tardi arriva il momento di fare i conti con il povero cieco e zoppo che ti ritrovi accanto. Proprio come te. Di questo amore noi tutti abbiamo disperatamente bisogno, è quello di Dio – che ci ha amati nei momenti di povertà, nelle nostre zoppie e quando non capivamo niente.
Infatti nessuno di noi è mai “degno di partecipare alla sua mensa”…
Ci sono due modi opposti di vivere: cercare il posto migliore e fare quel che rende di più… oppure lasciare che Dio ci metta dove vuole Lui e vivere per la Sua ricompensa. Dio è molto più generoso del mondo intero!
Qui tutti i commenti al Vangelo della domenica
di don Fabio Rosini
Letture della
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.
Dal libro del Siràcide
Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]
Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 67 (68)
R. Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.
I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome. R.
Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri. R.
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio. R.
Seconda Lettura
Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,18-19.22-24a
Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.
Parola di Dio
Vangelo
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14, 1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Parola del Signore