Chissà quale faccia avevano fatto i discepoli per sentirsi rivolgere questo tenero incoraggiamento raccontato dal Vangelo di oggi. Forse loro, come noi, soffrivano dell’ansia dei numeri e dell’audience. Forse si erano accorti che non erano né molti, né organizzati, né sopratutto capaci.
E avevano assunto la stessa aria depressa che assumiano noi quando in un istante di lucidità ci rendiamo conto che le cose che sono attorno a noi sono troppo sproporzionate per essere vissute bene. E’ troppo faticoso amare intensamente per tutta la vita una persona. E’ troppo faticoso rimanere onesti in un mondo che va avanti solo a gomitate. E’ troppo faticoso lavorare sulla propria libertà quando il nostro corpo o magari le nostre emozioni dicono esattamente il contrario.
E così potrei proseguire all’infinito. Questa buona notizia del Regno di Dio che Gesù c’è venuto a raccontare è davvero bella, ma un pò pesante per ciò che realmente siamo. Così ai discepoli del Vangelo di oggi, e a noi in tanti momenti della nostra vita, ci assale il dubbio: non è che Dio si è sbagliato? Perchè a noi i conti non tornano proprio…E così Gesù li (ci) guarda, sorride paternamente e dice: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno”. Che tradotto suonerebbe un pò così: “cercate di non avere paura, sò bene chi siete, e quanto siete scassati e inadeguati, ma il Padre non si è sbagliato, ha scelto proprio voi per darvi il Regno di Dio”.
E così comincia a dare qualche dritta affinchè al posto dello scoraggiamento prenda posto un atteggiamento esistenziale diverso. Egli ragguaglia i discepoli su dove devono mettere il cuore. Non tutti i posti sono sicuri. Non tutti rendono felici. “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. Ma se questo tesoro lo mettiamo nel sesso, nella ricerca spasmodica del successo, nell’egoismo che piega tutto a noi, nel denaro, nelle preoccupazioni di questo mondo, come potremmo salvarlo questo cuore? Saremo sempre sazi e disperati. Solo Cristo non tradisce. Solo Lui non solo ci sazia ma ci riempie di attesa, di speranza, di voglia di vivere.
Poi Gesù fà un passo avanti e paragona la nostra vita all’atto di fiducia di un padrone, che si allontana da casa affidando tutto ai suoi servi. Quel padrone si fida di questi servi inaffidabili. Egli non ragiona ricordandosi che loro sono solo servi, e non hanno nè le capacità nè la cura che il padrone può avere per la sua casa. Egli si allontana da casa e lascia loro le chiavi, li considera capaci di prendere il suo posto, capaci di comportarsi come il padrone. “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!”. Bellissima questa immagine. Il padrone si cinge le vesti e trasforma i propri servi in padroni, in figli del padrone, in proprietari. Si sono guadagnati un capovolgimento sociale, di identità perchè hanno vissuto bene durante quell’assenza. La nostra vita è come quella notte in cui il padrone è assente e lascia tutto in mano nostra. Sappiamo che tornerà, ma non sappiamo quando.
E sappiamo pure che questo padrone si fida talmente tanto di noi da lasciarci tutto in mano. Non siamo i veri proprietari di ciò che ci sta intorno, della nostra salute, del nostro tempo, di quello che ci capita sotto mano. Pare che sia così perchè il padrone si è fidato di noi servi inaffidabili e si è allontanato, giusto il tempo di una vita. Ma questo padrone tornerà, presto, nell’ora che meno ce l’aspettiamo. E cosa troverà? Troverà noi svegli? O ci troverà addormentati, oppressi dal sonno delle nostre manie di protagonismo, dei nostri deliri di onnipotenza, delle nostre convinzioni senza repliche.
Se ci troverà svegli, in quell’istante smetteremo di essere servi e diverremo padroni come Lui, con Lui. Se ci troverà addormentati nel peccato, nei compromessi fatti con il mondo e con il male, allora ci scaraventerà fuori di casa. E non ci avrà condannati Lui, ma noi stessi, che abbiamo tradito la sua fiducia e sprecato l’opportunità della vita, consumandola dietro speranze risultate vuote e senza vie d’uscita praticabili. Oggi possiamo fare tutto ciò che vogliamo, convincendoci anche che nessuno ci toglierà mai il timone di mano. Ma non c’è bisogno di essere cristiani per ricordarsi che la vita, questa vita, non è per sempre. Arriva il giorno in cui tutto cambia. E cosa accadrà?
“A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”. Siamo nati servi, perchè dipendiamo da molte cose, ma Cristo c’ha chiesto di vivere e comportarci con la dignità dei padroni. La vita eterna è esattamente questo: capolgere ciò che eravamo all’inizio, e renderlo stabile per sempre. Cristo è morto per questo, ed è risorto appunto per questo. Ora tocca noi scegliere cosa farne di queste chiavi di casa…
Letture della
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Prima Lettura
Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.Dal libro della Sapienza
Sap 18,6-9
La notte [della liberazione] fu preannunciata
ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Salmo 32 (33)
R. Beato il popolo scelto dal Signore.Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità. R.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. R.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. R.
Seconda Lettura
Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 11,1-2.8-19
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.
Oppure forma breve: Eb 11,1-2.8-12
Aspettava la città il cui architetto e costruttore
è Dio stesso.
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Parola di Dio
Vangelo
Anche voi tenetevi pronti.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 32-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Parola del Signore
Oppure forma breve: Lc 12,35-40
Anche voi tenetevi pronti..
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».