Compimento di ogni servizio è la condivisione per la comunione
Lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno C dispari)
La notizia della morte dell’amico e parente Giovanni Battista suscita in Gesù una reazione interiore che lo spinge a ritirarsi in preghiera in un luogo deserto. L’esperienza spirituale d’intimità col Padre nella preghiera non è fuga dalla realtà, soprattutto quella che è avvertita come ostile, ma è un tempo necessario per rafforzare la scelta di amare Dio servendo i fratelli anche se risulta pericoloso per la propria incolumità.
La preghiera, quando è profonda immersione nel cuore di Dio, affina maggiormente la sensibilità ai problemi degli uomini. Il cuore teso verso Dio diventa un cuore aperto ad accogliere il dolore dei fratelli.
Invece quando la preghiera è vissuta come una forma di droga che ci estranea dal mondo le richieste degli altri ci risulteranno come un fastidioso disturbo. Frutto dell’autentica preghiera è la compassione che permette di guardare e sentire l’uomo che mi interpella prima ancora di capire il problema che l’affligge.
La preghiera, essendo l’incontro con Dio con tutto noi stessi, ci educa a non ridurre le persone che incontriamo ad un loro aspetto, ma a guardarle e rispettarle nella loro complessità e completezza. I discepoli faticano a stare al passo di Gesù e il loro orologio biologico indica che è giunto il momento nel quale terminare il lavoro congedando la folla perché trovi da se come nutrirsi.
I discepoli, che vivono la preghiera come una funzione, confondono il servizio con la prestazione. Gesù delicatamente li invita a portare a compimento la sua opera di guarigione con la loro azione di comunione: date loro voi stessi da mangiare. Ogni relazione umana è anche divina nella misura in cui il prendersi cura di una persona è coronata dalla comunione attraverso la condivisione.
Il segno compiuto da Gesù è anticipazione dell’eucaristia e, in genere della liturgia, azione di Cristo e della Chiesa. La vita cristiana è ripresentazione dell’evento nel quale Dio e l’uomo insieme nutrono la gente. Dio da solo non vuole fare nulla e l’uomo da sé non può far nulla. Quando l’uomo offre a Dio tutto il suo poco con fiducia, diventa ministro nella condivisione. La comunione non consiste nella “stretta giustizia” per cui ognuno riceve appena quello che si merita, ma è gioia sovrabbondante che trabocca dal cuore di Dio.
Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!
Commento a cura di don Pasquale Giordano
La parrocchia Mater Ecclesiae è stata fondata il 2 luglio 1968 dall’Arcivescovo Mons. Giacomo Palombella, che morirà ad Acquaviva delle Fonti, suo paese natale, nel gennaio 1977, ormai dimissionario per superati limiti di età… [Continua sul sito]
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Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14, 13-21
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Parola del Signore.