don Giovanni Cesare Pagazzi – Commento al Vangelo di domenica 4 Agosto 2019

La ricchezza non è un peccato; soprattutto se è risultato di giusto lavoro. Altrimenti Gesù non avrebbe raccontato la parabola dei talenti, dove si complimenta coi servi solerti che guadagnano il doppio di quanto investito.

Come pure non avrebbe narrato del proprietario della vigna sempre in cerca di operai, o del facoltoso possidente alle prese col campo infestato dalla zizzania. Nemmeno costruire nuovi e grandi edifici è peccato, diversamente il Signore non avrebbe consigliato di sedersi e progettare con cura a quell’uomo intento a fabbricare una torre.

Neppure divertirsi e far festa è peccato, se no il Nazareno non avrebbe donato buon vino a Cana, non avrebbe descritto la cura del re nel preparare il banchetto di nozze per il figlio e non avrebbe raccontato la festa organizzata dal papà del figliol prodigo.

Perché allora un giudizio così severo a quel ricco agricoltore che, avendo raccolto frutto abbondante, intendeva costruire nuovi magazzini, riposarsi, divertirsi e far festa? Poiché in lui non vibra il desiderio di un figlio. Non si coglie nessuna scintilla generativa; tantomeno la decisione di lasciare qualcosa in eredità. Tutti i suoi beni sono solo in vista di lui, la base del monumento che erige a sé.

Come se la sterilità salvaguardasse quanto è stato accumulato; quasi che generare qualcuno fosse già disperdere, impoverirsi. Nonostante la sovrabbondanza dei beni, quell’uomo teme di avere appena il sufficiente per vivere nella decenza, sicché non può permettersi di generare. Più che con un taccagno, si ha a che fare con un impaurito.

Il terrore di non avere abbastanza sterilizza, lasciando una sensazione di spossatezza e mancanza di forze. Del resto genera solo chi è e si sente a tal punto potente da permettersi il lusso di porre qualcun altro in condizione di potere.

Fonte

Letture della
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica.

Dal libro del Qoèlet
Qo 1,2; 2,21-23

 
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
 
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
 
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 89 (90)
R. Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.
 
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.
 
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.
 
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

Seconda Lettura

Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési
Col 3,1-5.9-11

 
Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
 
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
 
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
 
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
 
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

Parola di Dio

Vangelo

Quello che hai preparato, di chi sarà?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola di Dio

Commento a cura di don Franco Scarmoncin – Diocesi di Padova

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